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SHAKARY The last summer autoprod. 2002 SVI

Dopo l'ambizioso doppio e poco fortunato album d'esordio, Lele Hofmann e il suo nuovo gruppo si producono in un nuovo lavoro dai connotati più modesti. Non troviamo più la partecipazione della voce di Alu Maggini, vecchio compagno d'avventura di Lele nei Clepsydra, così come invece troviamo alla batteria la vecchia conoscenza Walter Calloni. La presenza di un nuovo vocalist, anche se autore di una prestazione non esente da pecche, fa cadere molte delle similitudini coi Clepsydra stessi che caratterizzavano il lavoro d'esordio. A livello generale, la musica degli Shakary è senz'altro figlia di quella del gruppo di partenza di Lele, ma "The last summer" ha connotati più oscuri e delle puntate hard decisamente divergenti da essa. Le 7 tracce del CD sono in generale gradevoli e ben concepite, anche se gli arrangiamenti e certi cambi di tempo sono artigianali e talvolta un po' forzati. Le atmosfere create dal continuo dualismo chitarra-tastiere sono spesso di livello emotivo notevole, specie per le armonie e le atmosfere cui dà vita lo strumento di Lele il cui stile, lungi ovviamente dall'essere originalissimo, è abbastanza riconoscibile; il drumming di Calloni inoltre riesce a dare al tutto un quid in più che non è possibile lasciar passare inosservato. Nonostante l'album si chiuda con i 14 minuti della bella "Dreaming in L.A.", la palma del miglior brano dell'album va assegnata, secondo me, a "Sparkles in the dark", ricca di momenti decisamente attraenti per i cuori Prog di molti ascoltatori, con atmosfere malinconiche dal lirismo struggente inframezzate da splendidi assoli di una chitarra marillioniana, condite dal suono di cornamuse e da un finale struggente. Con la successiva "Love warchild of 64" si ritorna sulle atmosfere oscure con cui era iniziato l'album; il ritornello è accattivante e la chitarra come al solito capace di creare riff e vibrati al di sopra della media; il pathos creato da questo brano è elevato ma il tono qualitativo dell'album tornerà ad alzarsi solo verso le ultime sue tracce. E' la già menzionata "Dreaming in L.A." infatti a chiudere degnamente "The last summer", un album che, senza voler strafare come il lavoro precedente degli Shakary, riesce ad intrattenerci piacevolmente con un Progressive decisamente interessante e gradevole ancorché non privo di qualche manchevolezza.

 

Alberto Nucci

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