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SPIRITS BURNING Found in nature Mellow Records 2006 USA

Dove sta scritto che il progressive deve essere sinonimo di magniloquenza, di cervelloticità, di tempi dispari, di tecnica, di rimandi classicheggianti? Proprio da nessuna parte! In alcuni casi, anzi, il progressive si abbina a istinto puro, a follia, a passione vibrante, ad acidità psichedelica, a improvvisazione, a divertimento, a libertà espressiva più totale. E in “Found in nature” gli Spirits Burning sono pronti a dimostrarlo in tutto e per tutto. Oltre un’ora strumentale in cui non si seguono schemi e si va a ruota libera con una sorta di trip-rock stracolmo di moderna musica psichedelica, un po’ sulla scia degli Ozric Tentacles, ma senza le loro ripetizioni e i loro clichè e con tanta imprevedibilità. Non si tratta di un gruppo vero e proprio, ma, diciamo, di un progetto aperto che ruota intorno alla figura di Don Falcone, musicista che ha raccolto intorno a sé, per l’occasione, oltre venti personaggi che rendono viva la scena psichedelica odierna. Membri di Quiet Celebration, Melting Euphoria, Azigza, Trap, University of Errors, giusto per fare qualche nome. E persino la collaborazione degli Acid Mothers Temple e della leggenda Daeivd Allen. Tanti i punti di riferimento e le direzioni intraprese: si pensi ai vari Gong, Hawkwind, Pink Floyd, Agitation Free, Ash Ra Tempel, Tangerne Dream, anche a Frank Zappa... Ma si tratta solo di nomi per dare una vaga idea delle sonorità contenute in questo lavoro, perché poi la musica degli Spirits Burning cambia rotta continuamente e gli echi dei gruppi succitati si mescolano in un tourbillon sonoro strambo, ma di notevole impatto. E l’ampio numero dei musicisti partecipanti non spezzetta il disco, che, anzi, risulta abbastanza coeso grazie ad un sound “liquido” e “cosmico” - per usare due aggettivi spesso impiegati per descrivere simili prodotti - e a ritmi tribali, percussioni etniche e dosi non invadenti di elettronica. E, ancora, grazie ad atmosfere cariche di misticismo si deve evidenziare pure un'influenza orientale abbastanza marcata in alcuni tratti. Tanta influenza dal passato, dalla “classica” psichedelia degli anni ‘70, ma anche tanta modernità, proprio a dimostrare come gli Spirits Burning sappiano ben mescolare suoni vecchi e nuovi. Tantissimi, quindi. i presupposti che spingono a considerare con favore questo cd; ricordiamo, inoltre, che non emerge nostalgia verso un passato che non c’è più, non si sfruttano formule già troppo abusate, ma viene a galla un’energia vitale fortissima, una gran voglia di suonare senza limiti di sorta, una ricerca musicale non pretenziosa, ma naturale, piena di impulsi positivi e sintomo di un’arte lunatica e sincera.

 

Peppe di Spirito

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