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SKALDOWIE Cisza krzyczy Wydawnictwo 21 2007 POL

Questo non è il disco dell'anno ma l'evento dell'anno (almeno per chi scrive)! Si tratta infatti del primo disco live mai pubblicato da questo gruppo fondamentale per la storia del prog dell'est europeo, album che giunge quasi come ad esaudire i miei desideri, espressi nella parte conclusiva della retrospettiva dedicata alla band dei fratelli Zieliński. A parte qualche traccia isolata, stampata per il mercato tedesco dalla Amiga, in pratica non esisteva fino ad oggi nessuna testimonianza dal vivo degli Skaldowie, non era quindi possibile capire quale potesse essere l'impatto del gruppo di fronte alla platea, al di fuori quindi di un contesto artificiale come quello dello studio di registrazione. L'esibizione è stata catturata grazie a un semplice registratorino amatoriale portato in sala da un fan e quindi la qualità sonora, bisogna purtroppo dirlo, non è eccelsa e la pubblicazione del presente CD è stata fatta, come ammesso nelle note di copertina, non senza qualche esitazione. Da parte mia non posso che ringraziare chi ha avuto l'iniziativa di recuperare e ripulire quei nastri e di pubblicarli nonostante la loro resa sonora assai scarsa, dal momento che si tratta di un documento storico di valore inestimabile, essendo le registrazioni del gruppo risalenti al suo periodo d'oro quasi inesistenti. Dai fan della fu Unione Sovietica gli Skaldowie erano letteralmente adorati come le rock star dell'Europa Occidentale ed il gruppo si esibì in più di un'occasione in quegli anni in grandi sale gremite di pubblico. Il nostro CD riporta la completa registrazione, a partire dalla presentazione in russo, di un concerto tenutosi a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1972, mostrandoci il gruppo nel periodo più brillante della sua carriera. La scaletta è formidabile e comprende una splendida versione della suite "Krywaniu, Kriwaniu", forse la canzone più conosciuta e celebrata della band, che già da sola varrebbe l'acquisto del CD. Scopriamo con piacere che gli Skaldowie amavano riarrangiare i propri pezzi dal vivo e la resa sul palco delle loro canzoni era di grande impatto e davvero coinvolgente. La stessa "Krywan" è dinamica ed arrangiata in maniera brillante con belle rielaborazioni all'organo, un assolo di violino travolgente e persino una parte finale dedicata all'improvvisazione. Purtroppo la qualità sonora non permette di godercela appieno, perché per quasi tutta la durata dell'album si sente un ronzio sordo di sottofondo che rende l'ascolto un po' faticoso ma da cui in definitiva non è difficile estraniarsi, visto l'interesse suscitato dalla musica. Dallo stesso album "Krywan Krywan", fresco di registrazione in quel periodo, ci viene proposta una splendida versione di "Juhas zmarł", leggermente accelerata rispetto alla versione in studio e forse per questo più dinamica, e di "Jeszcze kocham", anche questa un po' più veloce. Ben quattro gli estratti da "Wszystkim zakochanym" con una splendida "Kolorowe szare dni" proposta in apertura, con un organo barocco esplosivo e parti vocali suggestive, che precede le due tracce appena citate tratte da "Krywan". "Łagodne światło twoich oczu", "Dajcie mi snu godzinę cichą" e "Wolne są kwiaty na łące" sono state suonate una dietro l'altra, in maniera consecutiva, legate come in un medley, interpretato con grande sentimento. Questa prima parte del CD presenta una qualità sonora abbastanza decente, migliore rispetto al resto dell'album che inizia a soffrire un po' proprio a partire dalla divertente "Medytacje wiejskiego listonosza", tratta dall'album "Cała jesteś w skowronkach" e risalente alla prima fase beat della band. Dello stesso periodo il gruppo ha inserito in scaletta "Prześliczna wiolonczelistka", canzone che godette di un largo successo, qui proposta con una variazione delle liriche in russo, così come si poteva ascoltare nell'album "Skaldy" rilasciato per il mercato sovietico, "Wieczór na dworcu w Kansas City" e "Wszystko mi mówi, że mnie ktoś pokochał", tratta dall'omonimo album (e che rappresenta la traccia più vecchia proposta in concerto). Una menzione a parte va alla cover di "Angel" di Jimi Hendrix ma soprattutto alla traccia di chiusura, "Cisza krzyczy" tratta da "Od wschodu do zachodu słońca", completamente stravolta, rielaborata e lunga più del doppio rispetto all'originale che si concludeva con una dissolvenza al terzo minuto di durata. Bellissime e coinvolgenti le improvvisazioni, gli intermezzi barocchi, il grande lavoro allo Hammond, il basso instancabile, l'assolo alla chitarra elettrica che dialoga a sua volta con l'organo, anch'esso protagonista di trovate solistiche intriganti, il ritmo trascinante… un finale degno di un grande concerto, un album che per gli appassionati del gruppo rappresenta un must assoluto, pur con tutti i difetti di resa sonora legati alla fonte di registrazione.

 

Jessica Attene

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