Home
 
SANGUINE HUM Now we have power Bad Elephant Music 2018 UK

Il paradosso del gatto imburrato, fonte d’ispirazione e fulcro narrativo del precedente album, giunge con questo nuovo lavoro a fornire compimento alla storia narrataci dal gruppo di Oxford, sempre ovviamente guidato dal duo Baber/Winks. Possiamo anche registrare il compimento del percorso musicale del gruppo stesso, forse ancora indeciso finora sulla direzione da prendere, oscillando su momenti più inclini al Progressive rock, altri invece decisamente ammiccanti al post rock, con un’ispirazione di fondo sempre presente, talvolta più avvertibile, talvolta meno, ascrivibile al Canterbury sound. In questo nuovo lavoro l’insieme dei brani è sicuramente più equilibrato e costante, non presentando alti e bassi narrativi o particolari variazioni di umore e climax musicale. Abbiamo quindi 14 brani dalle durate piuttosto contenute ma idealmente (e spesso anche fisicamente) legate assieme a formare un percorso narrativo costante ancorché non certo monotono né privo di variazioni ed umori diversi.
L’andatura è ancora molto controllata ed elegante, col cantato soffuso e carezzevole di Winks che pare quasi condurci per mano attraverso questi passaggi in cui il Progressive rock è forse in quota minoritaria ma che ciononostante è pur sempre presente e costantemente avvolge delicatamente queste note.
Quest’album di certo non è musicalmente troppo lontano dal predecessore, di cui rappresenta la continuazione; non c’è stata alcuna rivoluzione copernicana nella musica della band (all’interno della quale registriamo comunque il ritorno del batterista Paul Mallyon), ma è senz’altro da registrare un maggior equilibrio. Le belle orchestrazioni e le calde melodie pervadono una musica piacevolmente densa, complessa ma certamente fruibile senza difficoltà, assolutamente non pretenziosa. Se le liriche non sono proprio immediate da seguire (e il concept, nonostante il tema iniziale apparentemente scherzoso, non è semplicistico né ironico), la parte musicale invece fluisce gradevolmente e naturalmente, con la figura dell’ideale nume tutelare Steven Wilson che pare sorvegliare tutto dall’alto.
L’album ha veramente un aspetto unitario e consequenziale e non avevo voglia di citare un brano invece di un altro, rappresentando questi solo dei tratti diversi di un fiume ideale che fluisce con andatura placida ma costante verso la sua foce. Tra questi diversi tratti posso provare a nominare quello contraddistinto col titolo “Devachan Don”, peraltro il più lungo (appena 7 minuti e poco più, tuttavia), o il delizioso tratto chiamato “Bedhead”… o ancora “A Tall Tale”, strumentale dalle movenze vivaci e dalle ritmiche più intricate della media generale, situato quasi in chiusura.
Alla foce ci arriviamo, infine, consapevoli di aver avuto un’esperienza musicale appagante fornitaci da un gruppo che ormai è diventato una garanzia costante, album dopo album, anche se noi appassionati di Prog lo dobbiamo sempre di più spartire anche con fruitori musicali di altra estrazione.



Bookmark and Share

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

ANTIQUE SEEKING NUNS Mild profundities (an initial bursting) EP 2003 
ANTIQUE SEEKING NUNS Double egg (EP) 2006 
ANTIQUE SEEKING NUNS Careful! It's tepid (EP) 2009 
SANGUINE HUM The weight of the world 2013 
SANGUINE HUM Now we have light 2015 

Italian
English