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STERBUS Solar barbecue Zillion Watt Records 2022 ITA

Eccolo qui il mini-album strumentale di ventisei minuti, articolato in nove brani, che il romano Emanuele Sterbini desiderava tanto dare alla luce. Innanzi tutto perché voleva tributare dei punti di riferimento musicali come King Crimson, Frank Zappa e Gong; poi, sicuramente, perché con questa uscita viene raggiunto l’obiettivo di consegnare agli ascoltatori una raccolta degli Sterbus totalmente strumentali, spinti maggiormente sul versante prog-rock. Ed in effetti si tratta proprio di una raccolta, per quanto originale possa poi essere; Sterbini e soci hanno intanto inserito cinque composizioni già pubblicate, qui comunque riproposte con delle leggere modifiche, tipo l’eliminazione di alcune sovraincisioni estrapolate da composizioni di altri artisti (una rullata di Tony Williams di qua, una voce di Paul McCartney di là…), per poi aggiungere altri tre brani che a loro volta risultano editi ma sostanzialmente modificati… e un altro pezzo totalmente nuovo. Insomma, anche l’assemblamento sembra essere un tributo al già citato Frank Zappa, che componeva e scomponeva a proprio piacimento. Il pezzo inedito è “The Great Wallop Dollop”, che inizialmente tributa dichiaratamente i Gong di “Master Builder” (da “You”, del 1974), proseguendo con gli assoli chitarristici turbinanti di Edoardo Taddei. La recitazione paradossale di Paolo Sala – “Ancora non si vedono autobus all’orizzonte degli eventi” – fa da spartiacque e quindi si prosegue con Riccardo Piergiovanni, che al pianoforte (e poi anche ai sintetizzatori) sembra reinterpretare liricamente le partiture abrasive dei primi Lucifer’s Friend. Due minuti abbondanti davvero densi di musica.
Parlando poi dei pezzi elaborati, occorre citare l’iniziale “Billa” e “Ruben, Raja, Lieve, Nike”; entrambe facevano parte della coda di “Follow Awesome”, la cui versione originale si trovava su “Real estate / fake inverno” (2018). Dividendo la partitura in sezioni differenti, ne è venuta fuori, per l’appunto, la breve introduzione di questo album, in cui viene suonato il tema principale con clavicembalo e flauto dolce; la seconda sezione, invece, prevede l’eliminazione di basso e batteria, con l’inserimento di abbondanti overdubs: il pianoforte del solito Piergiovanni, il clarinetto di Dominique D’Avanzo, nonché l’ulteriore aggiunta della tromba e dei violoncelli di Francesco Grammatico. Ce n’era abbastanza per ricreare un ottimo brano, che però finisce abbastanza in fretta, lasciando un chiaro senso di inconcluso. Diversa la situazione per “Back To Black Delivery”, rilettura di quella “Black Delivery” che faceva parte nel 2010 dell’album “Chi ha ordinato gli spinaci?”. Alla base originale (eseguita a suo tempo in power trio) vengono tolte alcune parti soliste e aggiunti i fiati sia di Dominique D’Avanzo che di Francesco Grammatico, oltre all’assolo di Hammond del solito Piergiovanni, incastonato tra il rutilante solismo alle sei corde di Valerio Minelli. Una situazione che spezza in due il brano e dà quindi vita ad una seconda parte molto più serrata. Fra questi brani, la già edita “Razor Legs”, tra prog ed alternative.
Se i primi cinque pezzi erano prodotti in uno studio vero e proprio, gli ultimi quattro provengono dalle incisioni di Sterbini col progetto Garage Band e quindi rappresenta un ideale lato B del mini-album. Su “The Amazing Frozen Yogurt” tutti gli strumenti vengono suonati dallo stesso Sterbini, con l’aggiunta di una fase di sax ad opera di Lonnie Shetter, estrapolata dall’album “Don Ellis at Fillmore” (1970), mentre “Any Minute Now” vede l’intervento alla batteria di Paolo Sala. Qui i King Crimson fanno sentire la propria presenza, soprattutto quelli di “Starless and bible black”, frullati poi con tante altre cose. Peccato che duri solo un minuto. Ma questo episodio dell’album “Iranian doom” (2011) trova la sua ideale prosecuzione tramite “Congratulator”, pubblicato tre anni dopo su “A wonderful distrust”. Emanuele Sterbini torna a suonare tutto, alternando anche delle fasi jazzate e più quiete ad altre ancora crimsoniane, in quella che era stata composta come colonna sonora di “Unwelcome Human Guest”, video di Charlie Mounsey. Infine, “Big Daisy” – ancora da “Iranian doom” – continua sulla linea tracciata e si dimostra come il pezzo più prog in assoluto, a suo tempo concepito come ideale tributo a Tim Smith dei Cardiacs.
Un dischetto che si ascolta con molto piacere e che fa pensare a cosa Sterbini possa realmente combinare con i suoi compagni di viaggio se si affrontasse la composizione di sana pianta d’un full-length che segua questo stile, con brani più lunghi e articolati. In tal senso, sorge una domanda (in parte cattivella): la vena creativa era terminata oppure, al contrario, questo potrebbe essere un antipasto capace di stimolare l’appetito? Vedremo… Intanto, per quanto riguarda quest’ultima uscita, potrebbe esserci l’inconveniente che qualcuno abbia la sensazione di inconcludenza. Giusto per essere pignoli e sviscerare tutti gli aspetti di un prodotto divertente e a suo modo provocatorio.



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Michele Merenda

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