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Dopo lo sforzo compositivo, esauritosi in un attimo, della trilogia "Heretik", Guy LeBlanc torna sui propri passi, come a dire... "dove eravamo rimasti?". Ancor più di ciò, anzi, dato che "Shadows unbound", pur collocandosi come naturale continuazione di "Parallel eccentricities", è una specie di rifacimento del secondo album dei Nathan Mahl, "The clever use of shadows", col ripescaggio anche di vecchi brani rimasti nel cassetto. Addirittura Guy richiama la vecchia line-up per suonare accanto a lui questi 8 brani che hanno un sapore ancor più fusion di quanto siamo stati abituati dalle ultime produzioni della band. A parte questo, lo stile ormai noto dei Nathan Mahl, diventata tutto d'un tratto prolifica come una coppia di conigli, è presente e riconoscibile anche in questo disco, senza altre grossi cambiamenti che esulino da un Prog quasi esclusivamente strumentale, intricato e pesantemente caratterizzato dalle tastiere. Lo spazio degli altri musicisti è spesso limitato e soffocato, anche se talvolta vengono fuori alla grande (tipo il basso nell'ultima traccia) e fanno la loro parte (con grande perizia tecnica ed ispirazione) nella riuscita di questa musica, coadiuvando il sempre più in forma LeBlanc, che si diverte a spaziare e a girovagare con le sue tastiere su territori spesso avventurosi. Non c'è bisogno di dire molto di più: per chi conosce i Nathan Mahl si tratta di un altro ottimo disco che divertirà gli appassionati del Prog sinfonico senza tanti compromessi.
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