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Terzo disco dei Deus Ex Machina e terza brutta copertina (ormai ci abbiamo fatto l'abitudine), però, ancora una volta, un lavoro sicuramente valido. I problemi alle corde vocali del grande Alberto Stratos, ooops, Piras, che per un certo periodo avevano un po' preoccupato, sono stati superati brillantemente, e la prestazione canora è anche qui esaltante. Esaminando l'aspetto compositivo, appare evidente che il processo di... areizzazione sta continuando, dunque si rinviene sempre più jazz e sempre meno rock nella musica della band bolognese. L'evoluzione, prima ancora che scelta programmatica, iniziata in tale direzione qualche anno fa, è a questo punto da ritenersi senza ritorno, nel senso che non mi stupirei affatto se, nel giro di due-tre dischi, il gruppo finisse col proporci del puro free-jazz sperimentale.
Tant'è: le capacità tecniche dei singoli sono indubbiamente molto alte, con pochi eguali in Italia e all'estero. Per questo, dunque, i sei si sono sentiti ben presto ingabbiati dagli schemi del rock, progredendo nella loro ricerca ritmica ed armonica. Che, poi, il tutto sia proprio così tanto anticonvenzionale e mai sentito, non lo giurerei: i riferimenti già citati sono abbastanza palesi, soprattutto in relazione agli Area, Non che ciò costituisca a priori un male, ovviamente; il problema che più preoccupa, semmai, è il calo di tensione emotiva che si rileva in quest'ultimo lavoro. Aggiungo anche, senza mezzi termini, di rimpiangere la giovanile irruenza, la freschezza espositiva di "Gladium Caeli", inarrivabile capolavoro registrato in tre giorni e missato in due, come a dire che la grande musica è spesso la felice intuizione di un momento, non il cervellotico avvinghiarsi su se stessi... Di "De Republica" mi lascia perplesso la (leggera) modernizzazione a livello di produzione, mentre la chitarra di Mauro Collina risulta, a conti fatti, sottoutilizzata. Infine, d'accordo con quanto letto altrove, anch'io mi permetto di stigmatizzare il... collage simil-pornografico posto all'interno del libretto. Non si tratta certo, qui, di fare i moralisti, ma, pur conoscendo la goliardia anche simpatica dei Deus fuori dal palco, quella pagina denota un'ingenuità disarmante. Disgraziatamente per il gruppo (e per chi li ha prodotti), un CD è essenzialmente fatto per essere ascoltato; dunque con la musica seriosa e cerebrale dei Deus le frattaglie di membri eretti sono pertinenti e probabili quanto la Jervolino in topless sulla spiaggia di Rimini...
Fate immediatamente vostro questo disco se ricercate l'intelligenza compositiva e la perfezione esecutiva; se invece amate il pathos e il coinvolgimento (virtù che la band esprime cosi bene dal vivo), rivolgetevi altrove.
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