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Per gli appassionati di Prog il nome di questo artista rimane sicuramente legato ai Syndone, il gruppo con cui Nik ha realizzato un paio di album nel 1992 e nel 1993; in realtà il tastierista e compositore torinese ha un curriculum abbastanza ampio che lo ha portato a realizzare, nell’arco della propria carriera, musiche per film, spettacoli teatrali e danza. “Il Sogno di Itaca” rispecchia questo eclettismo artistico e, pur conservando delle chiare radici legate al progressive rock sinfonico nostrano, prende sostanzialmente la forma di un musical brillante e fruibile. L’opera, che ben si presta ad essere interpretata in teatro (anche se esiste una versione “teatrale” dell’album, con copertina nera, che include una serie di passaggi strumentali e riempitivi vari che mancano invece in questo CD: anzi, per dirla proprio tutta, questo CD rappresenterebbe una specie di estratto dell'opera completa uscita in 500 copie, nel 2002, a nome Genoma), si focalizza sulla parte finale del racconto omerico, quella che ci mostra il ritorno dell’eroe nell’isola di Itaca. Odisseo è qui colto nella sua fragilità umana, nel gioco di sentimenti che lo lega ai cari affetti della famiglia da cui è stato a lungo lontano. Il carattere è quello di un uomo moderno dal profilo psicologico ben delineato, assai distante dallo scaltro guerriero omerico che si trova a combattere contro il fato avverso e gli dei capricciosi. Il fulcro si sposta tutto sulla famiglia, i cui membri, Telemaco e Penelope, vengono interpretati dalle duttili ed espressive voci di Sal Belvedere e della cantante jazz Elena Roggero. E’ invece Fabrizio Voghera, che ha già interpretato il ruolo di Quasimodo nel musical “Notre Dame de Paris”, a dare voce al protagonista Odisseo. La carrellata di personaggi è completata da Atena, interpretata dal soprano Mariarosa Congia e da Melanto (Roberta Bacciolo). A quest’ultima sono dedicate due tracce struggenti, in cui la sfortunata ancella si trasforma in una donna che cerca di innalzarsi di rango concedendosi a signori potenti. L’esecuzione della parte strettamente musicale è affidata, fra gli altri, ad Ezio Vevey, chitarrista della Locanda Delle Fate. La musica è costituita da un leggero pop con venature sinfoniche condito da pezzi di atmosfera, lirici e melodie orecchiabili. L’impalcatura musicale è raffinatissima, con partiture ritmiche fantasiose e variegate ed un utilizzo misurato di archi, pianoforte e chitarre, ma il suo ruolo fondamentale è quello di sostenere le parti cantate, belle e coinvolgenti, con un grande lavoro di scrittura dei testi, ad opera del paroliere Marco Lombardi. Fra i momenti più struggenti ricordiamo quelli in cui i protagonisti si concedono ad arie solitarie, esternando i propri sentimenti, come in “Io sono qui” che ci mostra una Penelope intenta ad intessere la sua tela, malinconica ma piena di speranze per il ritorno dell’amato. “Ruggine nel sangue” è interpretata da un Odisseo a metà fra i ricordi delle proprie imprese e la nostalgia di casa; in “Letti giusti” la sensuale Melanto parla di sé manifestando il timore per l’atteso ritorno del re. Non mancano episodi oltremodo leggeri, come la Sanremese “Quasi miti”, in cui padre e figlio finalmente si ritrovano, oppure intermezzi frizzanti e da cabaret come “Odori chimici” che procede allegra a ritmo di bossanova. Un album leggero, come già detto ma ricco di buon gusto, le cui canzoni appaiono sicuramente adatte per lo scopo per cui sono state concepite, anche se ad ora non sono state portate sul palcoscenico.
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