|
DAVID CROSS |
Closer than skin |
Noisy Records |
2005 |
UK |
 |
David Cross ci ha abituati bene. Quattro ottimi dischi, di cui gli ultimi due Testing to Destruction (1994) e Exiles (1998) di grandissima fattura. Questo quinto lavoro rappresenta, in un certo senso, una sorta di fase transitoria nella quale l’autore ha voluto ridurre l’impatto prog dei brani e presentarli con arrangiamenti più orientati verso un rock di elevata fattura. Restano, comunque notevoli momenti prog.
Ben sette anni dividono questo lavoro dal precedente. Anni in cui Cross ha avuto modo di rimaneggiare la formazione della band di supporto, abbandonando le velleità collaborative con nomi noti (Hammill, Fripp, Wetton). Dopo varie audizioni la scelta del cantante è finita con il trentenne Arch Stanton, dotato di voce potente a cavallo tra Adrian Belew, John Wetton e David Byrne.
Come si è detto i brani sono maggiormente rock oriented. Succede, poi, che non necessariamente i parti più prog siano migliori di quelli che lo sono meno.
A livello sonoro, tutto l’album è pervaso da tonalità medio-orientali e a tratti mediterranee, sonorità comunque molto azzeccate e ricavate dall’inserimento di terze minori anche in accordi in maggiore grazie a scale diatoniche.
Molte le parti cantate, con gli splendidi testi dello storico Richard Palmer James specie nei brani che tendenzialmente portano verso un rock meno intricato, come in “States of Deception” dove la linea delle liriche si avvicina molto a certe cose di David Byrne. Notevole il brano “Awful Love” con il solito grande assolo di violino strappa-anima e un cantato su arpeggio frippiano da manuale. Da segnalare anche “I Buy Silence" brano molto cremisi (ultimo periodo) dove saltano fuori l’incredibile talento di Cross e le notevoli capacità tecniche di tutta la band.
Tutto sommato lavoro centrato. Non aspettatevi grandi cose dalle ritmiche che qui troverete più scarne e lineari e metal rispetto a precedenti lavori, aspettatevi comunque un buon lavoro anche perché le strizzatine d’occhio e la concessione a certe soluzioni meno prog non hanno rovinato le tracce che restano complessivamente godibili.
Disco consigliato a chi apprezza il prog un po’ di margine, con tanto rock spesso tendente anche a soluzioni quasi heavy.
|
Roberto Vanali
Collegamenti
ad altre recensioni |
|