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APOCALYPSE The 25th anniversary box set Finacci Arte 2011 BRA

Sono passati per la precisione 28 anni da quando un giovane Eloy Fritsch (tastiere), ispirato da Yes, Genesis e Rush, diede vita, assieme ai suoi compagni di scuola, a quello che era il primo nucleo della sua band. Oggi gli Apocalypse festeggiano i loro 25 anni di attività con un meraviglioso cofanetto che è sì retrospettivo ma che parla soprattutto del loro futuro. Assieme ad un libro biografico, scritto sia in inglese che in portoghese, possiamo infatti trovare, oltre a un CD live registrato nel 2005 e a un bonus DVD che ritrae il concerto del venticinquesimo anniversario, il nuovo album in studio, intitolato “2012 Light years from home”. Come avrete subito capito si tratta di un concept sulla celebre profezia Maya che si crede preannunci la fine del mondo… e considerato il monicker della band devo proprio dire che questo argomento calza davvero a pennello! Come ricorderete, la storia degli Apocalypse ha avuto una svolta nel 2004 con l’abbandono del bassista e cantante Chico Casara dopo venti anni di attività. A questo punto il gruppo, costretto a un cambiamento forzato, ha reagito positivamente ricostruendo da capo il proprio sound, grazie all’aiuto del nuovo cantante e flautista Gustavo De Marchi. Da questo punto in poi la lingua ufficiale è diventata l’inglese ed anche il sound si è spogliato di tutti i delicati riferimenti che rimandavano alla propria terra di origine per assumere una fisionomia più anglicizzata.
La musica è un new prog dall’ossatura robusta ma pervaso da vistosi elementi sinfonici. Devo dire comunque che, grazie al concept che ci riporta verso il nuovo mondo, si sono aggiunti qua e là velati riferimenti folk che in qualche modo fanno volare l’immaginazione verso la magia delle civiltà precolombiane. E’ soprattutto il flauto a creare queste suggestioni, come possiamo ben apprezzare nell’incipit della languida ballad “Take My Heart” o nella successiva e più robusta “The angels and the seven trumpets” o ancora nella splendida sequenza strumentale che chiude “Till Another Side”, ma si tratta comunque di piccoli spot sparsi qua e là che non vengono mai sviluppati più di tanto. Come avevo fatto notare per il precedente album “The Bridge of Light”, l’approccio è divenuto più sanguigno e diretto ed in generale l’album suona come un live in studio. Soprattutto la voce di Gustavo è molto ruvida e graffiante e si dimostra a proprio agio proprio nelle sequenze più rockeggianti, come avviene ad esempio in “On The Way to the Stars”, che sfoggia cadenze hard blues alla Deep Purple un po’ insolite per il repertorio di questo gruppo. Accanto ad una sezione ritmica ben presente e ad una chitarra decisamente vivace, troviamo comunque intarsi di Moog ed elementi tastieristici che ci riportano al classico New Prog inglese, ma anche parti corali ben sviluppate che possono addirittura far pensare a Bon Jovi o ai Boston. Un classico esempio è fornito da brani come la ritmata “Set Me Free” che cavalca con un’indole alla AC/DC per poi aprirsi a coretti ammiccanti che potrebbero ricordare invece i Whitesnake. Lo stesso spirito ruspante lo ritroviamo in “Find Me Know” ma non mancano comunque momenti sinfonici che ricordano di più le origini della band, come la ariosa “I Cry in the Infinity” o la conclusiva title track che con i suoi tredici minuti di durata si dimostra il pezzo più ambizioso dell’album e anche quello più dotato di ottimo potenziale Prog, con bei passaggi tastieristici alla EL&P, per lo meno nella prima parte del pezzo, che forse mancano un po’ nell’arco dell’ascolto di quest’opera. Credo molto nella sincerità di questo album che ha una spontaneità che apprezzo. Ma io punterei comunque in futuro su una elaborazione più accurata e su quei suoni sinfonici che in passato ci avevano fatto tanto apprezzare questa band. Non si tratterebbe semplicemente di tornare indietro sui propri passi ma di riscoprire e proiettare nel futuro la propria anima sinfonica che continua a vivere anche se viene tenuta troppo a freno da troppa energia e tanta voglia di fare.
La nostalgia per i momenti sinfonici si fa ancora più cocente con i primi minuti del CD live (“Magic Spell”) che ci offre, subito in apertura, una bella e smagliante versione di “Refuge” , la versione in inglese di “Refugio” (ricordiamo infatti che con l’avvento del nuovo cantante molti vecchi pezzi sono stati riscritti in questa lingua). I bombardamenti tastieristici uniti ad un approccio nervoso e dinamico contribuiscono a far riscoprire la bellezza di questo album che forse acquista un quid in più grazie proprio ad una performance vocale più vigorosa. Allo stesso modo, “Liberdade”, tratta dallo stesso album, diviene “Freedom”, eseguita qui in maniera molto smagliante, e “Viagem no tempo” a sua volta si trasforma in “Time Traveller”. Un grosso passo nel passato ci riporta addirittura verso “Porto Do Amanhecer”, album risalente al 1995, con il brano “Blue Earth”, che ovviamente è il corrispettivo in inglese di “Terra Azul”. Dallo stesso album troviamo anche “Magia”, qui “Magic”, brano squisitamente sinfonico fortemente ispirato ai primi Marillion, con colate gioiose di Moog, e la teatrale “Cut” (“Corta” in origine) che in questa veste inglese accresce la sua somiglianza con la band di Fish. Insomma, questo bel live ci permette di fare un veloce viaggio nel tempo che attraversa rapidamente la discografia di questa longeva band.
Un ottimo compendio è ovviamente rappresentato dal DVD (tra l’altro splendidamente realizzato) che ci offre un’ora di concerto più le performance live di “Ocean Soul” e “Last Paradise”, canzoni tratte dall’album “The Bridge of Light”, ed infine un ultimo pezzo, “Waterfall of Golden Waters”, eseguito durante il “Live in Rio” del 2005 e pubblicato anche in un bellissimo CD live l’anno seguente. Scoprirete che gli Apocalypse hanno anche una bellissima presenza scenica, con Gustavo che riesce a dominare il palco con il suo modo di fare teatrale. Segnalo la possibilità di selezionare i sottotitoli sia in inglese che in portoghese, particolare che vi fa rendere conto della estrema cura posta nella realizzazione di questo progetto, molto significativo per questo gruppo che nel suo piccolo continua ad essere un faro nella scena progressive rock del Brasile. Progetto consigliato a chi ama fortemente il new prog e ai fan degli Apocalypse che non rimarranno assolutamente delusi, nonostante qualche incertezza, da tanta carne al fuoco.


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Jessica Attene

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