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JONO EL GRANDE |
The choko king |
Rune Grammofon |
2011 |
NOR |
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Non è la prima volta che il grande Jono, o meglio, Jono El Grande, ci cucina un disco di avanzi ma, a differenza del precedente “Phantom Stimulance”, che appariva molto unitario e coerente, questa nuova ricetta somiglia di più ad una scatola con tanti cioccolatini diversamente assortiti (29 per la precisione) e devo dire che, scartandoli uno ad uno, non sai mai davvero cosa ci troverai… a volte dei lampi di genio, altre volte dei lampi di follia ed altre volte ancora qualcosa dal sapore non ben decifrabile. 29 pezzi sono davvero tanti per soli 52 minuti di ascolto e considerate che ben 14 di questi sono assorbiti dalla traccia finale che sarebbe tra l’altro una bonus track presente nella sola versione CD (Il nostro re del cioccolato ha anche stampato una bellissima versione in vinile che comprende, a differenza del CD, un book con i dettagli di ogni singolo brano). L’ascolto dell’opera è gioco forza accidentato e vi sembrerà di procedere in una strada piena di buche ed imprevisti di ogni genere. Ne consegue che, se non conoscete già la discografia passata (che vi consiglio caldamente di scoprire), questo viaggio non sarà proprio una passeggiata. Il materiale, oltre che fulmineo, è anche molto eterogeneo e troviamo di tutto un po’, a partire da versioni alternative di brani già editi, come “Chà!”, una buffa versione elettronica di un pezzo uscito su “Fevergreens”, oppure come la Zappiana e goliardica traccia di apertura, “Eva’s Horse Dance”, comparsa invece in una compilation della Rune Grammofon nel 2008. Gli inediti sono ben otto e fra questi segnalo la schizoide “Vidda-Dixie”, interamente improvvisata e registrata con un registratore a cassette, che proviene dal repertorio della vecchia band di Jono e risale al 1997. Sempre raccolta con un vecchio registratore, troviamo la sbilenca “Asia”, in cui ascoltiamo le urla, in un linguaggio pseudo asiatico, di un povero malcapitato che viene, a quanto possiamo intuire, falciato da una raffica di mitragliatrice. Alcuni brani sono davvero delle meteore, come “I’m a Balloon I” e “I’m a Balloon II”, rispettivamente di 9 e 4 secondi, frammenti di un’opera perduta, ma a dire la verità raramente raggiungiamo i due minuti di durata. Sicuramente si tratta di un lavoro di collage davvero schizofrenico, utile quanto tutte le cianfrusaglie che possono crollarvi in testa se aprite la porta della soffitta dove siete soliti depositare tutto quello che non volete buttare ma che vi dimenticate ben presto di avere. Di materiale ce ne è tanto, anche se si tratta di tante schegge impazzite e scoprirete comunque che ogni frammento ha la sua storia (vi invito per questo a consultare il sito di Jono per leggere ogni dettaglio, se proprio non volete regalarvi la bella versione in vinile). Va però da sé che queste frattaglie, seppure nutrienti, sono riservate ai fan di Jono che sicuramente potranno approfondire la sua conoscenza. Al resto dei lettori, specie a quelli che amano un certo tipo di avanguardia Zappiana condita di riferimenti sinfonici e di tanto umorismo, consiglio di affrontare la discografia di questo personaggio magari partendo da “Phantom Stimulance”, procedendo a ritroso con “Neo Dada”, poi con “Fevergreens”, finendo poi con l’esordio “Utopian Dances” del 1999. Alla fine poi scoprirete che non potrete fare a meno neanche di questa nuova dose di pillole musicali e visto che Jono ci sta abituando ad uscite frequenti, spero proprio che la prossima dose non tardi ad arrivare.
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Jessica Attene
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