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ARTEMIY ARTEMIEV (and PHILLIP B. KLINGER) A moment of infinity Electroshock Records 2002 RUS/USA

A due anni di distanza da “Dreams In Moving Space” ecco il secondo disco della coppia Klinger-Artemiev, “A Moment Of Infinity”, un lavoro che rientra nella consuetudine musicale dell’Electroshock Records e nella varietà di stili esplorati da Artemiev attraverso le sue opere soliste... Phillip B. Klinger è più noto nell’ambiente dell’elettronica americana con lo pseudonimo PBK, incide musica dalla fine degli anni ottanta e può vantare una discreta sequenza di collaborazioni con altri musicisti del giro, tra i quali Vidna Obmana. “A Moment Of Infinity” prosegue il discorso iniziato con “Dreams In Moving Space”, quindi siamo di fronte ad una musica elettronica d’avanguardia dalle caratteristiche free-fom e sperimentali, anche se le tendenze post-industriali dell’esordio sono qui stemperate in una sensibilità più accentuata verso la melodia e da una maggiore unità nella composizione: sponsorizzato dalla fondazione “Chekhov Road Of Siberia”, le atmosfere surreali e ad ampio respiro (per quanto riguarda il livello di contaminazione) evocate in questo disco sono intrise di riferimenti e citazioni di musica etnica e rituale, fuse all’interno di un marasma sonoro dai risvolti dark-ambient, contaminato da strane suggestioni di moderna sci-fi e caratterizzato da un approccio poco ortodosso, per non dire anarchico, alla musica... Il caos controllato nei minimi dettagli di brani come “Broken Sleep In The Fracture Zone”, “The Other Side Of The Inner World” o nell’epica “In A Moment of Infinity” (27 minuti) ci permette di ascoltare e godere di accostamenti sonori piuttosto radicali ed imprevedibili, concettualmente vicini alla tradizione elettroacustica e di musica concreta, anche se non mancano rilassanti (per modo di dire) e celestiali derivazioni cosmiche in brani come “Endless Voyage”... Possiamo trovare anche uno dei momenti più genuinamente “deliranti” di Artemiy, ovvero “A Rite Of Passage”, una caleidoscopica sequenza di voci filtrate e pesantemente manipolate (tra le quali anche quella del piccolo figlio di Artemiy) su una base sperimentale percussiva e psichedelica dal gusto molto “kraut”. L’accoppiata Artemiev/Klinger ci ha così lasciato in eredità un lavoro intrigante ed enigmatico, in bilico tra esoterismo tecnologico e sonorità post-moderne... decisamente un altro colpo messo a segno dalla Electroshock!


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Giovanni Carta

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