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SYLVAN One to zero Gentle Art of Music 2021 GER

Con “One to zero” i Sylvan giungono al decimo album in studio. Il gruppo tedesco vanta ormai una carriera che va avanti da oltre venti anni ed è piena di soddisfazioni, considerando l’accoglienza tributatagli da una folta schiera di appassionati, una discreta prolificità e la possibilità di andare in tour con una buona costanza. Non sempre, tuttavia, numeri ed attenzioni vanno di pari passo alla qualità. Partiti con un new-prog abbastanza classico, senza disdegnare incursioni in territori più heavy, nel corso degli anni, similmente ad Arena e ad una moltitudine di band simili, hanno a volte inspessito certe venature metal, altre volte hanno invece cercato il facile ascolto spingendosi verso un pop orecchiabile o un rock americaneggiante. La qualità, dicevamo, non è mai stata il massimo. Ma i riscontri ci sono stati. Il nuovo disco del 2021 sembra da un punto di vista musicale la summa di quanto fatto finora, mescolando il tutto ed aggiungendo, in piccole dosi, nuovi ingredienti con innesti elettronici non invadenti e riferimenti tutt’altro che vaghi allo Steven Wilson solista. Professionali e puntigliosi fino al midollo, i Sylvan sfornano un lavoro registrato e prodotto alla grande; i suoni sono pulitissimi fino all’eccesso; i brani costruiti minuziosamente, con ogni tassello al suo posto. Ma alla fine dell’ascolto le emozioni sono poche ed i riascolti non sembrano far decollare le cose. Dall’inizio tosto di “Bit by bit” si passa alla melodica e malinconica “Encoded at heart”; poi si incontra un riff che ha un che di trascinante in “Start of your life”, per arrivare al new-prog moderno che fa convivere Marillion periodo Hogarth e Wilson in “Unleashed power”. Potremmo continuare a descrivere la successione dei brani, ma la realtà è che, nonostante si avverta la cura che c’è alla base e nonostante i musicisti suonino egregiamente, resta costantemente un senso di freddezza. Il concept è molto interessante e offre molteplici spunti di riflessioni, proposto come autobiografia di un’intelligenza artificiale con proprie considerazioni e punti di vista. Forse ai fan basterà quanto offre “One to zero”. Forse basteranno certe melodie. Forse basteranno quei momenti aggressivi. Forse basterà quella vena wilsoniana. Forse basterà l’aspetto tecnico. Forse basteranno gli echi del new-prog di una volta. E i Sylvan avranno di nuovo ragione ottenendo le attenzioni cercate.



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Peppe Di Spirito

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