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MAGENTA The white witch - A Symphonic Trilogy Tigermoth Records 2022 UK

“The White Witch” ci riporta direttamente agli inizi della carriera discografica dei Magenta, a quell’ormai lontano 2001 che vide la pubblicazione del loro apprezzatissimo esordio intitolato “Revolutions”. Questo era infatti il titolo di una imponente suite che ci permise di ammirare le qualità vocali di Christina Booth ed il sofisticato e delizioso sound dalle fragranze new prog sapientemente elaborato dal polistrumentista Rob Reed.
Vedremo che questo ritorno al passato è più concreto di quello che potreste pensare. Questo album in studio infatti è nuovo soltanto per un terzo dal momento che solo il terzo ed ultimo brano è inedito. La traccia di apertura, intitolata “Sacrifice”, è infatti la rielaborazione della già citata suite con un nuovo arrangiamento e la successiva “Retribution” non è altro che il riadattamento di “Lust”, tratta da “Seeven”, il secondo disco dei Magenta uscito nel 2004. L’idea è come al solito di Rob Reed che ha deciso di donare a questi pezzi una veste interamente orchestrale da lui pensata ed elaborata. Via quindi i suoni elettrici, via il Moog, via le tastiere, via le fragranze New Prog e al loro posto ecco gli archi, i fiati, i timpani, le corde scintillanti come quelle di un’arpa della chitarra classica di Chris Fry e, a dominare questo scenario fiabesco da Colossal, la splendida voce di Christina, splendida allora ma incredibilmente emozionante adesso che sembra collocata al centro di un mondo incantato e crepuscolare.
A legare le tre tracce che risultano coerenti ed in perfetta armonia e continuità fra loro è stata posta la voce narrante di Les Penning, meglio conosciuto per aver collaborato con Oldfield. In aggiunta troviamo lo splendido contributo di Katie Axelsen al flauto e Sam Baxter all’Oboe con i loro guizzi solistici che rendono più vive e reali le sontuose orchestrazioni elaborate da Rob Reed. Reed ha sempre desiderato di realizzare qualcosa di completamente orchestrale amando in particolare le opere di compositori come John Barry, John Williams ed Ennio Morricone che hanno da sempre influenzato le sue produzioni e questa si è dimostrata l’occasione giusta. Questi brani si sono rivelati un substrato ottimale confermando a distanza di anni la loro qualità in questa nuova veste che sembra averli totalmente rigenerati. Chi li conosce già ne resterà piacevolmente stupito e devo dire che qualsiasi amante del prog sinfonico e romantico, e non necessariamente del New Prog, rimarrà deliziato da questa nuova produzione. Una menzione speciale la merita anche il grande lavoro di Fry alla chitarra, sempre presente, in modo elegante e discreto, a donare punti di luce ad un insieme musicale profondo e pieno di sfumature.
Non avrei molto altro da aggiungere se non di ascoltare questo album, che siate o no estimatori dei Magenta, ne rimarrete in qualche modo stregati.



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Jessica Attene

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