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PRESENCE Them Black Widow Records 2024 ITA

Torna dopo otto anni l’oscura “Presenza” partenopea, lasso di tempo che era passato anche tra la terzultima e la penultima uscita. Segno che la band formata da Sofia Baccini (voce), Sergio Casamassima (chitarre, basso) ed Enrico Iglio (tastiere, percussioni) compone e lascia sedimentare a lungo i frutti della propria creatività, oltre ad avere i singoli componenti impegnati su più fronti, ovviamente. Contando anche “The Shadowing” (1990), EP di esordio con cui si ribattezzarono definitivamente con l’attuale moniker dopo varie denominazioni, questa risulta essere la loro ottava pubblicazione (numero che ad oggi sembra tornare continuamente…), escludendo la ristampa di “The Sleeper awake” con annesso secondo CD dal vivo. I nostri hanno lavorato parecchio ed anche piuttosto bene, ricreando l’atmosfera “seppiata” e cinematografica riportata in copertina. Un cinema che sembra portare sullo schermo qualche oscura opera letteraria francese, le cui “presenze” stavolta si identificano in questi corvi – “Loro” – che aleggiano sornioni su un classico ponte d’Oltralpe, dove tutto può diventare animato dopo un certo orario. Come per esempio quella torre sullo sfondo, che sembra aprire gli occhi e gettare un lungo sguardo mentre la luce svanisce e i chiaroscuri del crepuscolo si fanno sempre più netti. È in questa atmosfera che occorre calarsi, per isolarsi ed ascoltare lentamente ciascun brano, magari poco per volta. Nonostante l’ottima preparazione dei musicisti coinvolti – tutti figli d’arte di seconda o terza generazione, oltre ad aver conseguito prestigiose specializzazioni nel settore -, non vi è infatti molto spazio per virtuosismi eclatanti, impiegando la propria tecnica per lo sviluppo delle composizioni. Un’attitudine che potrebbe ricordare (pur mantenendo le dovute distanze) gli americani Fates Warning, il cui prog-metal suona spesso ermetico rispetto ad altri colleghi molto più appariscenti. E qui, comunque, la presenza del succitato prog-metal occorre registrarla, oltre che quella consueta del dark-prog e dello hard-prog dei tempi che furono, confermandosi due sottogeneri spesso affini tra loro. C’è da rimarcare che i brani cominciano quasi sempre con qualcosa di brusco, con un rumore – seppur soffuso – che introduce l’ascoltatore alla musica, quasi che ci fosse l’intento di scuoterlo improvvisamente, di farlo trasalire. E parlando di sensazioni cinematografiche, vi sono degli inserimenti di suoni che conferiscono di volta in volta un’atmosfera particolare alle canzoni, come il pianoforte un po’ dissonante in “The Undead” o l’elicottero in “Aftermath”, traccia che forse presenta una cavalcata metal vecchio stampo un po’ troppo anacronistica ai giorni nostri. Ma anche le rullate e i tintinnii nella strumentale “Dance Macabre”, una delle migliori situazioni atmosferiche dell’album. In effetti, si sente l’esigenza di staccare con qualcosa di prettamente strumentale, perché la voce di Sofia Baccini risulta fin troppo presente. Una intonazione lirica, che raggiunge vette ragguardevoli, grande tecnica vocale capace di donare malinconia e tensione, ma – come detto – fin troppo presente; sembra davvero che tutto giri attorno a questo elemento. Per qualcuno può essere l’apoteosi, per altri un po’ meno. Peraltro, i suoni sono come sempre “terrosi”, ricordano un po’ quelli delle vecchie musicassette, che non si capiva se fossero le cassette stesse a sentirsi così oppure fosse proprio la produzione. Una scelta, oggi, che risulta sicuramente ben precisa, dove viene fatta gravare una spessa coltre sulle musiche e in cui le sonorità sembrano essere in malsana simbiosi con la voce (inteso ovviamente in senso creativo).
Un suono inquietante di macchine introduce il primo dei due pezzi più lunghi: “To Each Other”, dalla durata di undici minuti (meno un secondo). Per alcuni tratti potrebbe sembrare una cavalcata degli Uriah Heep suonata in maniera più tenebrosa, con le strofe che però si sforzano di non cedere alla melodia più immediata; piacevoli gli “assalti metallici”, intramezzati dalla chitarra e dall’organo che ne stemperano l’andamento, seguiti dalle fasi soliste di basso che si perdono in un rombo crescente. E alla fine, quando la Baccini sembra squarciare l’oscurità, accade qualcosa che fa ripiombare nella nebbia più malinconica e poetica, ben sottolineata dalle sue notevoli capacità vocali. Segue la title-track, ben ventitré minuti aperti dal pianoforte a cui segue una recitazione da sabba maledetto, sulle note della chitarra che macina riff pesanti, inesorabile. Potrebbe essere uno strano incrocio tra il prog ed il doom, con elementi gothic… per poi proseguire con un andamento da fiaba (di certo non allegra, visto che qua si parla di invidia e gelosia della vita altrui). Dopo, l’incedere musicale si fa sempre più contorto e nebuloso, un lento cammino al grido finale della chitarra, accompagnato per un tratto di strada dalla voce che raggiunge le medesime note. Un finale strumentale poetico e dannato. Dopo tutto questo occorre resettare e quindi, a seguito della breve e atmosferica “Drawbridge 1501” (anno in cui nacque Anna Bolena), in cui i vocalizzi si amalgamano bene alla musica, ecco sparati i sei minuti della strumentale “Stige”, tra le cose migliori dell’album, dove Casamassima si produce in un assolo entusiasmante alle sei corde. E poi, grazie alla conclusiva “If you dare”, che parla della forza necessaria per realizzare i progetti della vita, ci si apre finalmente alla luce: un po’ Loreena McKennit nelle strofe e un (bel) po’ Scorpions (quelli delle ballatone) nel ritornello, con tanto di commento chitarristico in linea con lo stile della band tedesca. Arriva poi l’assolo ai sintetizzatori a sparigliare tutte le carte e riportare verso i territori del vecchio prog tricolore, per poi tornare all’andamento trionfale verso la luminosità.
Che dire? Non è mai facile scrivere dei Presence, così come non è facile la loro fruizione. Vi sono tanti elementi che sfuggono ad un primo ascolto e in questo caso le atmosfere sono state congegnate per bene. Sicuramente, per chi li apprezza, questa è un’ulteriore conferma e i fans non potranno non farla propria. Gli altri, sarà bene che diano un paio di ascolti. Possono emergere strane sorprese dalla luce cangiante del crepuscolo, soprattutto quando l’ora si fa sempre più tarda.

 

Michele Merenda

Collegamenti ad altre recensioni

PRESENCE The shadowing (EP) 1990 
PRESENCE The sleeper awakes 1994 
PRESENCE Black opera 1996 
PRESENCE Gold 2000 
PRESENCE Evil rose 2008 
PRESENCE Masters and following 2016 
SIRJOE PROJECT Letze baum 2018 
SOPHYA BACCINI Aradìa 2009 
SOPHYA BACCINI’S ARADIA Big red dragon 2013 
SOPHYA BACCINI’S ARADIA Runnin' with the wolves 2023 

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