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AFTER CRYING De profundis Periferic 1996 UNG

Gli ungheresi AFTER CRYING si propongono di nuovo con questo loro 4° album (in 5 anni) e ripetono nuovamente il capolavoro, pur non ripetendosi per contro con la musica che offrono ancora una volta alla nostra attenzione. Pur mantenendo infatti un loro stile che può essere definito sympho-chamber-Progressive, si può tranquillamente dire che ognuno dei 4 lavori presenta caratteristiche peculiari ben distinte. Non so quanti di voi già conoscono questo gruppo (non è facile procurarsi i loro dischi), ma per i pochi che risponderanno affermativamente, dirò che "De profundis" si avvicina un po' al loro 2° lavoro "Overground music", ampliandone però in modo splendido gli intenti e le atmosfere. Ciò che abbiamo qui è una vera e propria opera rock di 74 minuti, con grande profusione di momenti orchestrali e una grande ispirazione mutuata dal modello ispirativo principe di questo gruppo, ovvero i King Crimson (il loro 1° album era quasi un omaggio ad "Islands"). La strumentazione impiegata pone addirittura il gruppo stesso quasi al livello di un'orchestra; la musica risulta essere pomposa e magniloquente, ma anche tormentata, un susseguirsi di strappi e momenti più rilassati. Come dicevo, si tratta di una specie di opera rock; il "De profundis" che il gruppo intona si riferisce al millennio che sta per morire e di cui vengono cantate le inquietudini e le angosce. Non è facile ovviamente districarsi attraverso le liriche in ungherese, ma comunque la musica degli AC è essenzialmente strumentale, con un grande ruolo recitato dal violoncello che si lancia addirittura in assoli inquietanti ("Stonehenge"). Non si tratta di musica che tutti possono apprezzare, evidentemente, ma dire che meritano una chance è addirittura ridicolo. Gli AC si amano o si odiano, non ci sono vie di mezzo, e credo che per amarli potreste anche incominciare da "De profundis"; molti di voi mi ringrazieranno.

 

Alberto Nucci

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