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ANIMA MUNDI The way Musea 2010 CUB

Dopo l’uscita di “Septentrion”, datata 2002, è passato un bel po’ di tempo prima che i cubani Anima Mundi tornassero a far parlare di sé. Si è dovuto infatti aspettare il 2008 per poter ascoltare un nuovo album, “Jagannath orbit”, ma adesso la band sembra essere entrata in un’attività a pieno regime senza perdere ispirazione e ci offre ora “The way”. Fondamentalmente viene confermato l’indirizzo del suo predecessore, con un rock sinfonico di qualità, magari meno ruspante e personale di quello degli esordi quando le cornamuse, ora assenti, ne rappresentavano un elemento distintivo, ma ugualmente affascinante nonostante la sua “classicità”. L’inizio, affidato ai quattordici minuti di “Time to understand” è subito sparato: un new-prog pomposo, di quello buono, con un’andatura solenne e sinfonica, guidata dalle tastiere, che si alternano e si intrecciano alla guida del brano con una chitarra elettrica vibrante e pulita. Non mancano momenti più ariosi e melodie vocali intriganti, ma la composizione mantiene sempre questi toni altisonanti. A seguire, il punto forte dell’album, rappresentato dalla lunghissima suite (ventisei minuti e mezzo) “Spring knocks on the door of men”, suddivisa in cinque “atti” e con la quale gli Anima Mundi toccano certamente uno dei vertici della loro carriera. Tutto quello che si desidera in un’opera di rock sinfonico è qui presente ed è offerta nel migliore dei modi, con abilità, gusto e passione. Fin dalle prime battute si nota una certa delicatezza ed entrati nel vivo del brano non si può non evidenziare una somiglianza con i migliori Flower Kings, con passaggi strumentali ben studiati, magari un po’ ruffiani, ma decisamente gradevoli sia per il feeling che si avverte, sia per le dinamiche che prevedono cambi di tempo, crescendo da applausi, pause eleganti, accelerazioni, solos in bello stile, cenni floydiani, maestosità e spunti melodici in continuazione. A concludere, altri due brani di ampio respiro, “Flying to the Sun”, con strizzatine d’occhio agli Yes, e “Cosmic man” in cui è ancora la solarità di Yes e Flower Kings a farla da padrona. Senza fare troppi giri di parole, diciamo che per gli appassionati di rock sinfonico questo è un appuntamento da non perdere!


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Peppe Di Spirito

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