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ECHOLYN Suffocating the bloom autoprod. 1992 USA

Già definito da molti album dell'anno, arriva più che gradito il secondo lavoro di questa band Americana autrice già l'anno scorso di un ottimo album d'esordio. Questo in oggetto è un concept (e vai che andiamo bene!) che tratta delle speranze e dell'innocenza giovanili soffocati dalla maturità. Un tema sviluppato attraverso delicati quadretti costruiti con lo stile già conosciuto col primo album, a metà strada tra affinità Yes (soprattutto per ciò che riguarda il cantato) e Genesis, il tutto letto in chiave prettamente americana (l'AOR o i Kansas non sono così lontani). Sento già i vostri sbuffi: qual è la novità? La novità è rappresentata dalla sapienza e dall'ispirazione con cui gli Echolyn manipolano queste loro affinità creando da esse un connubio che, sfido chiunque di voi, non può lasciare insensibili. E' stata persa, o solo momentaneamente abbandonata, quella giocosità (o pazzia creativa) che invece era presente nel primo CD, per arrivare a qualcosa non certo triste, ma talvolta più solenne ed in un certo qual modo malinconico. Sicuramente più lirico: ciò anche a causa, ovviamente, del tema trattato dal concept.
Difficile identificare i pezzi che prevalgono sugli altri, non perché ci sia un livellamento in questo senso, quanto perché, come in ogni concept, ogni traccia porta il proprio contributo alla storia generale. Non mi posso esimere nel dire però che "Winterthru", la (molto) genesisiana "Memoirs from between" e "One voice" sono una spanna sopra rispetto agli altri pezzi della prima parte del CD. E' sicuramente da segnalare che la seconda parte dell'album è costituita da "A suite for the everyman", una composizione lunga 28 minuti, ovviamente molto strutturata al suo interno, la cui durata non appesantisce assolutamente l'ascolto. In effetti ci possiamo pure dimenticare che si tratta di una suite, dato che essa è composta da episodi musicali più o meno brevi, ma piuttosto a sé stanti, pur legati l'un l'altro. Il suo apice è certo raggiunto nell'ultimo titolo, omonimo dell'album, malinconico, quasi acustico. In esso si trova la conclusione di questa suite per l'uomo qualunque, degna conclusione di un album che è davvero uno dei migliori che abbia ascoltato negli ultimi mesi.
Come sempre in questi casi, il mio consiglio è di ascoltare per credere. Vale la pena di penare un poco per trovare questo CD, ma non credo che resterete delusi se deciderete di investire i vostri soldi in questi 71 minuti di ottima musica.

 

Alberto Nucci

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