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Sinceramente non mi aspettavo proprio un album del genere dagli Egoband! Il gruppo è sempre stato così aggressivo, grezzo e ruspante nelle sue passate produzioni... e invece adesso ci troviamo ad ascoltare un raffinato album in cui la tendenza predominante parla decisamente il dialetto di Canterbury! A partire dai 21 minuti di musica strumentale denominata "The barn" che aprono l'album, lungo le altri più brevi (o addirittura brevissime) composizioni, assistiamo a una metamorfosi che avrebbe quasi dell'incredibile, se non conoscessi la voglia di sperimentare e cercare nuovi territori della coppia Accordino-Capasso, da sempre alla guida della band. Proprio il primo dei due pare essersi pesantemente autolimitato in questo album: già detto del cantato, veramente usato col contagocce, anche le tastiere non sono predominanti come in passato (seppur non siano mai state invadenti), dando spazio in abbondanza a chitarra e fiati. Le ritmiche sono quasi costantemente calme e le sonorità sono calde, rilassanti, ma di sicuro non tediose né troppo tranquille (se è questo che temete). Il tutto, passata la sorpresa iniziale per quanto ci troviamo ad ascoltare, non è per nulla sgradevole (eufemismo!) e neppure soffre di ingenuità da parvenus. Il gruppo sembra veramente nato con questo stile; non so se continuerà a percorrere questa strada, ma per adesso usciamo da quest'ascolto molto soddisfatti!
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