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Con questo nuovo cd esploriamo ancora una volta i sotterranei di Bertrand Loreau, in un lungo ed approfondito lavoro di riscoperta di antichi nastri impolverati risalenti al 1981 durante il primissimo periodo di attività del tastierista francese. Una piccola parte del materiale era stato in passato già pubblicato, rieditato dalla Musea nella raccolta "Réminiscences" del 2009 ma in questo "Eternal Sorrows" abbiamo uno sguardo più dettagliato e completo delle iniziali composizioni di Loreau, registrate su uno scarno registratore a cassette e suonato con strumentazione abbastanza minimale e basica, un paio di Korg (220 e 770, più un sequencer SQ10), un Krumar Multiman S ed un Micromoog. Siamo quindi ancora in piena fase d'elettronica vintage, con ampia ed assoluta devozione al Klaus Schulze degli anni settanta, periodo circa "Moondawn" e "Mirage", attraverso composizioni ed improvvisazioni un po’ naif ed ovviamente derivative al modello di riferimento, ma anche già piuttosto godibili ed interessanti specialmente per chi nutre interesse verso un certo tipo di stile berlinese con le relative sonorità cosmiche. La resa sonora è quantomeno casalinga, anche se nel complesso dignitosa, con qualche piccolo e non invasivo aggiustamento datato 2015... Ma anche in questo caso, le imperfezioni riescono a conferire una qualità peculiare all'atmosfera, un po’ tetra e crepuscolare, che ben si adatta al contenuto... Come accennato nelle note di copertina, per Bertrand Loreau la musica ha una funzione catartica per compensare e lenire i grandi e piccoli lutti della vita ed in questa prima fase di Loreau le sue emozioni si traducono volutamente spesso in atmosfere cupe talvolta quasi opprimenti, ancora lontane dalla più concreta positività "new age" dei primi suoi dischi ufficiali per Musea, all'epoca abbastanza in linea con le ariose e relativamente leggere sonorità del periodo... per poi riprendere successivamente negli anni un discorso più sperimentale. "Eternal Sorrow" è ancora musica elettronica dura e pura, senza troppi fronzoli: dalla tradizione derivata dagli anni settanta sembra svilupparsi pure qualche vago accenno di sperimentalismo "cyberpunk" negli episodi più brevi come "Broken Tape" e "Brain Activity", dove le fosche e rumorose esalazioni elettroniche prendono sentieri un pò diversi dalla tipica estetica cosmica berlinese; nell'obliqua e tetra "Chemin D'Enfer", suddivisa in due parti, si evocano spettrali paesaggi con una vena paranoica neanche troppo sottile; l'ipnotica ed incalzante "Flying Machine" è un buon compromesso tra il più austero Schulze e l'impronta più progressiva dei Tangerine Dream; la minimale litania "St-Brévin" ha dalla sua un gusto quasi gotico, mentre nella decadente title-track, suddivisa anch'essa in due parti, si respira un'atmosfera più incline alla melodia luttuosa e drammatica. Ci sono spunti melodici e sonori che fanno riferimento anche ai Pink Floyd, o meglio, al Richard Wright di "Wish You Were Here", come anche al Jean-Michel Jarre di "Oxygène" ed "Equinoxe" ma, appunto, la sensibilità di Loreau ci porta principalmente su traiettorie tipicamente teutoniche o per rimanere in territorio francese, appunto, in "Eternal Sorrows" troviamo meno l'influenza di Jarre mentre decisamente più rilevanti sono le scorrerie electro cosmiche sulla scia di Zanov. I completisti di musica elettronica vintage ed inclini a determinate sonorità cosmiche saranno quindi sicuramente soddisfatti nel dare un ascolto attento a questo documento sonoro di Loreau, sempre tenendo conto che ci troviamo di fronte ad un disco dalle atmosfere non particolarmente facili da affrontare...
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