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MASTERMIND Broken (Mini CD/EP) autoprod. 2005 USA

I Mastermind sono stato per il sottoscritto un momento magico del passato e i fratelli Berends hanno rappresentato un punto fermo nel panorama prog d’oltre oceano. In verità la musica dei Mastermind ha avuto una crescita non indifferente negli anni, partendo dalle per certi versi ingenue soluzioni dei primi lavori, per arrivare ad una decisa maturità negli ultimi cd. E’ vero anche però che le ultime prove della band si allontanavano ulteriormente dalla componente prog verso un genere più vicino al metal con venature prog. Oggi insieme ai fratelli Berends, abbiamo Tracy McShane alla voce e Laura Johnson al basso, quindi la band entra nella sua nuova fase con Jens Johansson (keyboard) solo come special guest. In realtà “Broken” è un cd single/Ep di 44 minuti con due tracce (“Broken” e “Break Me Down”) assaggio del vero e proprio album in uscita, più altri 5 brani (“Weak & Powerless”, “The Queen of Sheba”, “William Tell Overture”, “A Million Miles Away” e “I’m so Glad”) per concludere con una versione estesa di “Broken”. Come quantitativo di materiale non è male. I brani già conosciuti sono stati registrati durante le prove e sono (anche a detta della band) una sorta di fotografia del gruppo come suona oggi (senza trucchi, solo musica dal vivo). Quello che ne viene fuori è che, per quanto riguarda il materiale già conosciuto, l’impressione poco prima scritta rimane: la componente prog della band sembra sempre più affogata nell’insieme della proposta musicale. Non a caso i Mastermind si definiscono una band di post modern progressive blues metal. Accidenti!
Per quanto riguarda il materiale del nuovo lavoro in studio, mi sembra che la cosa sia leggermente diversa, ma risulta difficile per il sottoscritto dare un giudizio completo. Sicuramente “Broken” è un buon brano, piacevole, con tastiere abbastanza in evidenza su una base mid-tempo piuttosto metal. La stessa cosa si può dire di “Break me down”... E la cosa ci fa pensare...
Sinceramente, i Mastermind oggi sono veramente sul limitare del confine con il prog e potranno, perlomeno sulla base di questo “assaggio” piacere più a chi ama sconfinare nel metal che non a chi ama solo una parte del prog-metal.

 

Marco Del Corno

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