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MIST SEASON Woodlands Seacrest Oy 2006 FIN

I Mist Season sanno suonare davvero bene! Su questo non ci piove! Altrettanto indubbia è la loro passione verso due generi che molto spesso vanno enormemente d’accordo: il jazz-rock orientato alla fusion ed il prog. Già con l’esordio omonimo realizzato due anni or sono, questo gruppo finlandese aveva impressionato favorevolmente nonostante un certo manierismo di fondo ben evidente. Con il nuovo lavoro portano avanti il loro discorso musicale e lo fanno attraverso quindici composizioni, per un totale di circa settantacinque minuti strumentali. Diciamo subito che la strada del jazz-rock rimane quella maggiormente seguita e che chi ha già una certa dimestichezza con nomi quali Pekka Pohjola, Pat Metheny Group, Passport, Spyrogyra e In Cahoots troverà tanto “mestiere” che accompagna la bravura dei Mist Season ed una piacevolezza d’ascolto davvero notevole. Rispetto al cd di debutto, tuttavia, “Woodlands” si distingue per una maggiore varietà stilistica. Innanzitutto, c’è da dire che il jazz-rock di base spesso si mischia felicemente con stili anche molto diversi. Emblematici gli esempi di “Dance of mistress”, dove la fisarmonica sembra indirizzarci verso allegre danze folkloristiche irlandesi e della fumosa “Flowers of Asia”, in cui un jazz notturno si spinge verso l’oriente per melodie e suoni, con dei risultati tutti particolari e ricchi di attrattiva. Da segnalare anche le quattro parti di “Cartway across the branches”, basate su un tema ideato dal bassista e poi sviluppato in vari modi tra improvvisazioni e interpretazioni diverse. Inoltre, ci sono alcuni brani in cui si ravvisa un indirizzo più netto verso il progressive rock, vuoi per arrangiamenti che si avvicinano al rock sinfonico-romantico (vedi “Skyward leafage”, anche se a tratti pericolosamente simile alla floydiana “The great gig in the sky”), vuoi per una certa attitudine a cambi di tempo, accorpamenti timbrici ed incastri strumentali che donano una certa imprevedibilità (in particolare nella conclusiva “Tears of woodland”). E se ci soffermiamo un attimo proprio sui timbri non si può sottacere il fatto che la band utilizza un ampio numero di strumenti (elettrici e acustici, così che spesso i fiati si amalgamano alla grande con la più classica strumentazione rock) e che vari ospiti affiancano il sestetto di base formato da Keijo Hakala (basso), Timo Kajamies (tastiere), Jukka Pitkänen (tromba e flicorno), Kimmo Pörsti (batteria e percussioni), Kari Rantakallio (sax e WX5) e Tommi Varjola (chitarre). Infine, mi soffermerei su un altro aspetto che accomuna questo cd a quello del debutto: un libretto pieno di fotografie stupende che immortalano paesaggi a dir poco incantevoli. Bravi davvero! I Mist Season riescono ad essere non banali pur non sconvolgendo alcuna regola e mantenendo un discorso musicale lineare che non rende difficile l’ascolto della loro proposta.

 

Peppe di Spirito

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