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Il primo scorcio del 2008 comincia con l’uscita di uno dei gruppi più importanti della scena rock progressive italiana degli ultimi anni. I Moongarden si son ritagliati, anche grazie ad un vero e proprio capolavoro come “Gates of Omega”, uno spazio importante nel cuore degli appassionati progressive. Nel 2004 si sviluppa la svolta abbastanza controversa di "Round Midnight" che li porta a cambiare un po’ il sound, restando sempre su alti livelli ma lasciandomi personalmente l’amaro in bocca.
Quattro anni dopo li troviamo ancora sulla scena, con un lavoro che unisce tutto quello di buono trovavamo in "Gates of Omega" e "Round Midnight". Colpisce subito qualche cambio nella line-up. Ritroviamo alla voce Simone Baldini Tosi, già cantante nel primo lavoro dei Moongarden e con i Midian. Dietro alle pelli si è seduto una sicurezza del progressive italiano, quel Mau di Tollo che abbiamo già apprezzato con Maschera di cera e Hostsonaten.
Già la copertina del bielorusso Ed Unitsky che ha già lavorato per Flower Kings e Tangent è un bel biglietto da visita per questo lavoro: bella e di gran classe.
Musicalmente i Moongarden non tradiscono mai. Ad un cantato quasi pop che non disturba affatto, si unisce la complessità e la bellezza delle composizioni firmate Cristiano Roversi.(In realtà i brani cantati sono scritti a due mani con Simone Tosi Baldini).
Ci troviamo un disco che potrebbe veramente essere il punto di svolta per la carriera dei Moongarden. Il gruppo di Cristiano Roversi ha il dono di rendere semplici i passaggi difficili e questa cosa oltre che fare apprezzare il gruppo ai non amanti del prog rende i Moongarden tra i gruppi più interessanti degli ultimi tempi.
Il disco suona moderno e accattivante anche se i riferimenti al passato ci sono e ben presenti.
Anche se non si raggiunge la perfezione di "Gates of Omeg"a questo album racchiude veri e propri masterpieces, penso ai 13 minuti di "Solaris" nel quale un inizio veramente tosto (fantasticando pensavo a che cosa sarebbero stati i primi 3 minuti del brano, con una Cristina Scabbia dei Lacuna Coil alla voce come ospite) viene controbilanciato da passaggi stupendi che ricordano i migliori Porcupine Tree. Un brano da incorniciare in cui viene fuori il meglio di questo gruppo.
Ricordiamo anche "That Child" con ospite Andy Tillson dei Tangent.
Personalmente rimango affascinato dai 2 minuti e 49 di “Flash”, brano strumentale struggente che colpisce profondamente e che porta alla seconda suite di questo cd, “Dreamlord”, anche per la voce cupa di Simone Baldini Tosi, che in certi passaggi assomiglia molto a quella di David Sylvian. E' più riflessiva, meno potente di "Solaris" ma incentrata su un tema di basso molto coinvolgente, la parte centrale del brano risulta quasi soul (e sempre per giocare, immaginiamo cantata questa parte da una interprete alla Sade).
Troviamo anche dei pezzi decisamente pop come può essere “Southampton railroad”. C’è il tempo anche per “Sonya in search of the moon part V” (le altre quattro parti si trovano nel secondo cd “Brainstorm of Emptyness” del gruppo mantovano) . Sono andato a risentirmi le altre 4 parti e si nota come nel corso del tempo il suono del gruppo sia diventato più maturo anche se una certa omogeneità di fondo tra questo brano e quelli composti nel 1996 si trova. Un degno finale per una suite stupenda.
Come abbiamo già scritto non siamo ai livelli di “Gates of Omega” ma se il disco avesse veramente la dovuta promozione e distribuzione su cui sembra possa contare (Galileo in Europa, Progrock in America e SPV come distribuzione) potrebbe diventare il disco della consacrazione internazionale per il gruppo mantovano. Una consacrazione che il gruppo meriterebbe da tanto tempo viste le qualità dimostrate in quasi 15 anni di carriera.
I Moongarden fortunatamente suonano come i Moongarden e non come qualche altro, hanno un marchio di fabbrica che te li fa riconoscere subito. In tempi in cui si è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, non è per niente scontata come cosa.
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