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Da anni puntualmente arriva nella buca delle lettere della redazione un pacchetto dei Procosmian Fannyfiddlers con il promo del nuovo album. Il primo involucro, ricevuto nel 1998, quando l'era del CD non aveva ancora seppellito quella del vinile, conteneva il 33 giri di "And Silver's Quality", il loro secondo lavoro. Siamo arrivati con questo ultimo "Requiem Fatigue" all'ottava prova in studio e ancora non siamo riusciti ad avere un minimo contatto con la band, che non manda alcun indirizzo elettronico né fisico, omettendo persino di scrivere i dati del mittente sui pacchetti postali. Le notizie biografiche che conosciamo sono scarse ed in rete si trova pochissimo. La band possiede uno spazio MySpace che però non viene aggiornato e nessuno risponde ai messaggi che vengono loro inoltrati tramite questo network. E' davvero un peccato perché ne avremmo di cose da chiedere a Fist-Anal (chitarra, batteria, voce), Eric the Awful (basso, voce, tastiere), Sleazy Teigen (tastiere e voce), Pornographic Johnson (voce), Hebbe Santos (voce), Bøddus Lut (flauto, piano, voce e uova) e Black Metal Ekker (voce e violino). Ovviamente tutti questi sono degli pseudonimi che dimostrano ancora una volta quanto questa band sia goliardica e svitata. La musica non è da meno, seriosa nella forma ma esilarante nel contenuto delle liriche. Per chi non sa l'inglese, all'apparenza, l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un genuino gruppo di Prog Folk norvegese, con belle spinte sinfoniche e psichedeliche, ma soltanto guardando il contenuto dei testi, ricchi di umorismo, di visioni paradossali, spiritose, a volte anche macabre ed irriverenti, riusciamo davvero ad entrare nel pieno spirito di questa scalmanata combriccola di musicisti. In effetti già guardando la copertina ci viene qualche dubbio: questa volta è stata scelta un'immagine decisamente poco poetica… anzi, diciamo abbastanza repellente, ma che comunque rende in parte l'idea circa la follia di questi personaggi. La traccia di apertura, che sarebbe poi la title track, ci fa entrare subito nel mondo pieno di contraddizioni di Procosmian: campane a morte, il suono della pioggia e un coro in latino che intona un requiem vengono presto sostituiti da un robusto hard prog con una potente base di organo, chitarra e violino, e la voce di Hebbe Santos si chiede infine perché debba ascoltare un requiem quando a quell'ora avrebbe volentieri mangiato qualcosa di buono al ristorante. Un'imprecazione contro la noiosa messa e termina la traccia. Per chi conosce già la band posso affermare che questo nuovo album è addirittura migliore del precedente e si profila molto probabilmente come la vetta artistica nell'ambito dell'intera produzione della band. Gli arrangiamenti appaiono più ricchi e vivaci e le sonorità maggiormente curate ed immagino che un ascolto della versione in vinile (anch'essa disponibile anche se si recupera con maggiore fatica) debba essere particolarmente esaltante. I riferimenti ci riportano ancora una volta verso Høst, i primi White Willow, Änglagård, Folque e Jethro Tull ed in generale possiamo dire che tutti gli amanti delle sonorità prog folk nordiche possono considerarsi incoraggiati ad acquistare questo album. Provate anche voi ad entrare nel fantastico e strampalato mondo dei Procosmian Fannyfiddlers e ne verrete sicuramente contagiati… sempre che riusciate a resistere al fascino inquietante delle foto dei musicisti che si trovano all'interno del booklet.
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