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Noto per essere una delle colonne portanti dei Moongarden, punto di riferimento imprescindibile del prog recente, Cristiano Roversi ha dimostrato in più occasioni di essere un musicista dalle grandi qualità tecnico-compositive. Se con gli album dei Moongarden e del progetto parallelo Submarine Silence ha mostrato il suo amore verso Genesis e Camel, nel suo primo album solista “Music from my room’s windows” si cimentava in un progetto più sperimentale, con cui esibiva tutte le potenzialità dello stick. Chi si aspettava un seguito di tali esperimenti, sarà sorpreso di ascoltare con “The park” un disco carico di atmosfera, melodico e classicheggiante e basato quasi interamente sulle tastiere. In dodici tracce Roversi “gioca” a fare il Tony Banks e gli riesce talmente bene che nonostante i brani siano strumentali (solo nella conclusiva “Tripping” c’è la presenza del cantante dei Watch Simone Rossetti), sembra quasi che da un momento all’altro ci si debba aspettare l’entrata in scena di Gabriel o Collins. Col suo parco tastiere e con la tecnologia moderna Roversi è in grado di simulare ogni suono, ma i momenti magici sono senza dubbio quelli in cui ci riporta in mente gli strumenti vintage che ci fanno tutt’oggi adorare capolavori quali “Foxtrot”, “Selling England by the pound” e “Wind and wuthering”. Per come è strutturato, in realtà, “The park” può avvicinarsi più a “A curious feeling”, il primo album solista di Banks, che non ai grandi dischi dei Genesis, ma ci si rende conto facilmente che le mani di Roversi siano tra le pochissime che oggigiorno possono raccogliere l’eredità di quel grande tastierista che ci deliziava con “Cinema show” e “Ripples”.
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