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ROZ VITALIS Patience of hope Mals 2012 RUS

Il percorso artistico di Ivan Rozmainsky è in continua ascesa e lo dimostra questa ennesima metamorfosi dei suoi Roz Vitalis, con i quali è giunto alla sua ottava fatica in studio. Il precedente “Revelator” anticipava un po’ i contenuti di questo CD che ne rappresenta l’evoluzione ed il perfezionamento. La pallida copertina che suggella l’album dimostra che il nostro Ivan è fuoriuscito totalmente dalle tenebre e si immerge ora in una luce abbagliante che gli indica il cammino in maniera precisa, un cammino fatto forse di pazienza e speranza, come suggerisce il titolo, ma sicuramente segnato da sentimenti positivi.
Le intuizioni orchestrali sono qui ampliate grazie al contributo di tanti ospiti che rendono la musica di questo album estremamente particolareggiata nelle sue colorazioni. Ad Ivan, che nel suo arsenale possiede Hammond RT-3, un bel pianoforte Steinway, un arpicordo, il metallofono e svariate altre tastiere, si affiancano ancora Vladimir Efimov (chitarra elettrica), Vladislav Korothkin (flauti e arpa giudaica), Philip Semenov (batteria) e Vladimir Semenov (basso e chitarra elettrica), con l’aggiunta nella formazione base dei nuovi arrivati Yuri Khomonenko (percussioni, batteria e fisarmonica) e Ruslan Kirillov (basso). Abbiamo poi tutta una serie di ospiti che formano una vera e propria orchestra con violoncello, clarinetti, fagotto, tromba e corno, sax e persino un gusli, strumento della tradizione slava suonato da Natalia Fedorova ad aggiungere un pizzico di folclore.
Scopriamo con grande sorpresa un album dalle colorazioni delicate, squisitamente sinfonico, con tanti riferimenti alla musica classica ed in particolare al romanticismo russo, non privo di qualche coloritura avanguardistica e di vivaci screziature folk. La title track, posta in apertura, ci offre giochi tastieristici che ci riportano al più classico prog sinfonico con alcune sequenze che possono ricordare anche i Camel, con melodie distese e solari. La spinetta in apertura si alterna al piano Steinway e a questi si vengono a sostituire dei vivaci synth. “The Unfading Sun” dà proprio l’impressione dei delicati giochi di luce che il sole ricama filtrando attraverso una finestra con i vetri colorati. La melodia è disegnata essenzialmente dal piano ma sul finale viene usata la tromba che ricorda quasi qualcosa degli After Crying. E questo album sembra fatto proprio di tanti bei quadretti in ognuno dei quali si vuole dare risalto a particolari colorazioni sonore. Ecco quindi che in “To Stir Up Your Pure Minds” il violoncello si intreccia al gusli squillante con il clarinetto che contribuisce ad intrecciare melodie filiformi. In “Seeds Fell Among Thorns” l’orecchio è solleticato dalle penetranti note del metallofono, sostenute da percussioni molto delicate con un finale più elaborato ed orchestrale che si tinge appena appena di mistero, senza sollecitare troppo la tensione. Oscuri giochi d’organo forniscono atmosfere brumose alla quasi Crimsoniana “The Forgiven Monday” che incede lentamente. Flauto e piano entrano in gioco nella sognante e delicata “Mother of All Rain” che potrebbe quasi ricordare i minimalismi di Wim Mertens. “Confidence” acquista una veste più propriamente rock con curiose intersecazioni fra il sax e l’arpa giudaica. Mi piace poi ricordare la traccia più lunga del CD, “Touching upon the Mystery”, che è anche una delle più articolate, con una durata che si avvicina ai nove minuti e curiose variazioni strumentali cameristiche e deliziose aperture sinfoniche. L’album si chiude con una seconda versione di “The Unfading Sun” con delicatezza e in punta di piedi rafforzando l’idea che Ivan è un compositore molto dotato e l’avere a disposizione tanti musicisti per concretizzare le proprie idee sicuramente lo aiuta a sviluppare al meglio tutte le sue potenzialità.
Di questo disco mi piace il suo minimalismo, le sue idee tratteggiate con naturalezza e delicatezza, il suo appeal da orchestra low-fi, l’umiltà di saper scegliere i suoni da mettere al punto giusto senza riempire troppo i silenzi che circondano le note. Sicuramente Ivan ha creato qualcosa di personale nell’ambito di quello che sembra un mondo musicale davvero tutto suo e questo di per sé è un grande valore. Se volete quindi conoscere il lato solare di questo musicista, dopo aver saggiato quello più oscuro con le vecchie opere, siete tutti invitati all’ascolto senza timore: l’esperienza sarà questa volta quasi mistica.


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Jessica Attene

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