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TASAVALLAN PRESIDENTTI Six complete Presence Records 2006 FIN

Questo album segna il grande ritorno in studio di un gruppo storico del progressive rock finlandese, del quale ricordiamo in particolare il grande capolavoro "Lambertland" del 1972, un classico da accaparrarsi ad occhi chiusi. Se pure il nome dei Tasavallan non dovesse dirvi nulla, sicuramente vi sarà noto quello di Jukka Tolonen, virtuoso della chitarra che vanta un carnet interminabile di collaborazioni autorevoli. Oltre a Jukka torna in studio sotto questo moniker (che significa alla lettera presidente della repubblica) praticamente la formazione al completo dell'ormai antico esordio discografico, l'omonimo LP del 1969, con la sola eccezione del bassista Måns Groundstroem, sostituito in questo caso da Heikki Virtanen. Il gruppo mette così fine a un'attesa che durava dal 1974 con "Milky Way Moses" e che era stata colmata appena dalla pubblicazione di un live nel 2001. "Six Complete", come il nome stesso suggerisce, rappresenta l'estensione naturale dell'EP "Six" pubblicato nel 2005 e raccoglie, oltre alle tre canzoni già presentate, altre quattro nuove composizioni, più la rivisitazione di un paio di vecchi pezzi: "Last Night", un riadattamento vocale di una traccia presa dall'album di debutto solistico di Tolonen", e "Dance", tratta dal già citato capolavoro "Lambertland". Il rifacimento di quest'ultimo pezzo è davvero grazioso, con i suoi svolazzi di flauto ed i delicati richiami sinfonici classicheggianti, il lavoro preciso e veloce sulla batteria di Vesa Aaltonen e il bellissimo assolo finale di chitarra che si muove su una base di basso impetuosa. Tuttavia la maggior parte del disco non si aggancia a questa perla sinfonica, ma si lega forse in maniera più diretta al robusto esordio. Tracce come "Take Six" sono costituite sostanzialmente da un hard rock blues roccioso, con batteria in 4/4, ritornelli cantabili e un supporto piacevole fornito dal sax di Juhani Aaltonen. La voce di Frank Robson non sembra aver perso il suo smalto e appare potente e cavernosa mentre a tirare su lo standard intervengono i fraseggi di Tolonen, come sempre pulito e veloce nell'esecuzione. Alla stessa maniera "My Chesterfield Blue" appare piuttosto disimpegnata e scivola via come l'olio, seppure impreziosita da ottoni dal sapore arabeggiante. "Don't Ask Why" è sullo stesso tenore ma questa volta troviamo qualche riferimento sinfonico dato dagli inserti di flauto. "Climb The Ladder" è costruita su un classico giro di blues ma presenta comunque dei lineamenti eleganti, con un flauto cameliano. Fra le canzoni meglio riuscite con un amalgama sonoro più complesso e piacevolmente assemblata, segnaliamo la traccia di chiusura, "Blast from the Past", arricchita dallo splendido tocco chitarristico di Tolonen, oltre che da un flauto leggiadro. Va da sé che questo non è sicuramente l'album più bello dei Tasavallan né un'opera memorabile; si tratta comunque di un ritorno dignitoso con richiami al passato ma non gravato da troppa nostalgia, di un album gradevole, semplice e suonato molto bene: meno banale di quello che possa sembrare ad un primo impatto. Per i fan del gruppo vale sicuramente l'ascolto.

 

Jessica Attene

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