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C'erano una volta i Crystal Gaze, interessante band romana di new Prog che realizzò un discreto demo-tape del '93 e che, purtroppo, conclusero la loro avventura a seguito della morte del bassista. Il resto del gruppo comunque continuò a suonare saltuariamente assieme (il batterista David Guidoni tra l'altro è un ex Gallant Farm ed attuale componente dei Taproban), fino a dar forma a questa nuova band che si configura sotto forma di trio. L'orientamento musicale scelto per questa nuova incarnazione si sposta decisamente in territori più vicini ai Rush, mantenendosi in equilibrio tra i lavori più recenti del trio canadese e quelli storici, quanto a fonte d'ispirazione. Il risultato è interessante, specie se ovviamente amate sonorità di questo tipo, anche se, a mio personale giudizio, un cantato un po' scadente penalizza buona parte delle buone cose create. Queste ultime ci parlano di una musica relativamente personale (ispirazione non significa necessariamente clonazione) e moderatamente complessa... quel tanto che ci consente di dire che stiamo ascoltando qualcosa, piuttosto che farci scorrere nelle orecchie minuti su minuti di musica anonima. L'unico strumentale dell'album ("Gaze deep") è la prima parte di una mini-suite e dà il via ad un gruppetto di brani che spostano un po' il baricentro dalla zona-Rush in favore di qualcosa più vicino ad un Prog più classico, più pacato e cadenzato, soffuso quasi nell'episodio summenzionato, per ritornare alle origini in occasione della traccia conclusiva. Non mi piacciono molto alcune sonorità di chitarra, se devo fare il puntiglioso, ma il disco ha una sua dignità meritevole di attenzione per i seguaci di un Prog movimentato e alle soglie del Prog metal.
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