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TILION Insolitariamente Mellow Records 2003 ITA

I Tilion erano già attivi da alcuni anni, prima della pubblicazione di questo album d’esordio, avendo partecipato ad alcuni tributi e compilation; ma soprattutto il nucleo dei Tilion (costituito dai fratelli Alfio e Flavio Costa) proviene dall’esperienza dei Prowlers, ottima band bergamasca folk-sinfonica che ha pubblicato tre album negli anni ’90. Ecco che quindi “Insolitariamente” ci dovrebbe mostrare un gruppo non alle prime armi e scevro dalle ingenuità di un’entità musicale agli esordi. Ciò è vero solo in parte. Le strutture musicali che troviamo in questo CD sono in prevalenza ben costruite e ben eseguite, tuttavia ancora diversi angoli rimangono da smussare, in special modo riguardo alla registrazione e agli arrangiamenti, ancora un po’ pionieristici. Non manca certo la sapienza compositiva ed il buon gusto ai 5 ragazzi dei Tilion; il ricorso a musicisti aggiuntivi (tra cui compare l’ex voce dei Prowlers, Laura Mombrini), che arricchiscono alcuni passaggi musicali con arpe, flauto e sax, dà origine a un prodotto musicale godibile e dalla spiccata personalità, con momenti raffinati e spunti furiosi quasi metallici, legati l’un l’altro da una serie di fili rossi. Questi ultimi sono dei brevi strumentali, che portano la firma dei vari componenti della band, che hanno appunto il compito di allacciare tra loro le 5 vere canzoni del CD, facendo quasi sì che questo sia costituito da un’unica suite, senza soluzione di continuità. Ottime, come siamo stati abituati ad apprezzare, le tastiere di Alfio ed il lavoro che lo stesso compie su di esse, senza per questo soffocare la personalità degli altri compagni d’avventura, primo fra tutti ovviamente il fratello Flavio ma anche l’ottimo nuovo acquisto Bobo Aiolfi, il cui basso dall’approccio jazz (molto usato è, appunto, il Fender Jazz) è ben udibile e ricco di personalità. Qualche incertezza c’è invece sulla voce del cantante Andrea Ricci, talvolta un po’ sforzata e fuori tonalità. Stilisticamente siamo sul campo del Progressive italiano degli anni ’70, anche se mancano riferimenti precisi e diretti: la solita PFM forse, qualche spunto più hard mutuato da Trip e Balletto di Bronzo... ma nessun richiamo specifico a questo o quel gruppo. Resta, in finale, un album che risulta apprezzabile per i suoi molti spunti interessanti e le armonie che sa creare, ma che presenta purtroppo una produzione un po’ approssimativa, più che accettabile per un gruppo all’esordio ma mediocre per i presupposti elencati all’inizio.

 

Alberto Nucci

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