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VESPERO By the waters of tomorrow R.A.I.G. 2010 RUS

Con questo “By the waters…” i russi di Astrakhan, già autori di un bel lavoro come “Surpassing all kings” (2009), si confermano una splendida realtà, firmando uno dei lavori migliori del 2010. La band, partita da uno stile basato quasi prevalentemente su delle space-jam, è passata attraverso uno studio di stampo decisamente prog dei propri brani, per poi re-approdare ai lidi della psichedelia spaziale con un sound rinvigorito e con un’attitudine senza alcun dubbio più matura.
Le basi jazzate e le reminiscenze etniche vengono estrinsecate definitivamente, accentuando in contemporanea l’ambientazione space. Già dalla copertina le cose sembrano girare per un altro verso: non più figure provenienti dal mito di un’ancestrale e colorata cultura popolare, ma una schermata che potrebbe essere definita “nebbiosa”, con dei tratti di una figura che si scorge appena. Ed infatti la musica sembra emergere proprio da queste nebbie, delineandosi gradualmente, man mano che l’osservatore-ascoltatore si avvicina all’oggetto della propria attenzione. Ivan Fedotov (batteria), Arkady Fedotov (basso), Alexander Kuzovlev (chitarra) e Alexei Klabukov (tastiere) si dimostrano più affiatati che mai, sostituendo la vocalist Natalja Tjurina con il violoncellista Valdimir Belov. Una scelta ben precisa che porta il gruppo ad incentrarsi ancora di più su una proposta esclusivamente strumentale, con l’unica eccezione di “Seagulls Sing”, dove l’ospite Elena Belozyorova fonde la propria voce con le sonorità prodotte dagli altri strumentisti, compresa la flautista Natalya Dosoyevskaya.
Se l’iniziale “Daphne” è l’ennesimo tributo ai numi tutelari Gong (quelli della breve epoca live in cui le redini erano state prese momentaneamente da Steve Hillage, subito dopo l’abbandono di David Allen), i brani migliori risultano quelli in cui si ergono protagonisti gli strumenti suonati con l’archetto. A tal proposito, per questa uscita si può registrare il felice ritorno del violinista Valentin Rulev, uno dei membri storici dei Vespero. Così, tra violino e violoncello, i nostri ci regalano perle preziosissime, in cui il drumming di Ivan Fedotov trabocca virtuosismo seguendo le orme di un certo Billy Cobham e che assieme ai già citati spunti etnici dona una vivacità inaspettata ai pezzi in questione. Sembra infatti che determinate soluzioni siano la base ideale per sviluppare nel modo migliore le capacità tecniche di ogni singolo musicista, soprattutto a livello ritmico.
Si potrebbero citare “Gao Zült”, “Tall Tree” o “Punto Fijo”, tutte tracks che contengono gli elementi sopra descritti, oppure il finale di “Percious”, in cui il violoncello suona delle partiture che sarebbero potute essere eseguite in altri contesti da un trombettista.
La finale “Aurora Borealis” appare come il degno tributo agli Ozric Tentacles (epoca “Waterfall Cities”), band di cui già a suo tempo i russi erano stati indicati come gli eredi più accreditati.
Ancora un ottimo lavoro per questo ensemble che sembra crescere costantemente, rimanendo sempre fedele a sé stesso e continuando a regalare musica eccellente.



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Michele Merenda

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