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KELP DWELLERS Surfacing autoprod. 2021 USA

Ecco l’ennesimo progetto parallelo messo in moto da membri dei Djam Karet. Stavolta i protagonisti sono Todd Montgomery alle chitarre, al mandoloncello elettrico, alle tastiere e ai sintetizzatori, Gayle Ellett al basso, alla chitarra 6 e 12 corde e al pianoforte e Craig Kahn al basso. Il nome scelto è Kelp Dwellers e si impegnano in quello che essi stessi definiscono “beach rock strumentale della California del Sud”. In effetti la definizione dà un’idea di quello che si ascolta nei nove brani di questo debutto eponimo. Le chitarre guidano costantemente con timbri morbidi verso temi che mostrano una certa leggerezza e che presentano molta solarità. Per lo più siamo di fronte a sentieri psichedelici che, anziché trasmettere suggestioni oniriche, si fiondano su quelle “good vibrations” di beachboysiana memoria. In qualche occasione si avvertono dei riferimenti alla musica dei Djam Karet, pur senza la forza dirompente di questi ultimi. Non manca qualche tentazione jazz-rock qua e là e ci sono pezzi che ci catapultano in pieno surf rock come “Westward mostly sunny” e “Otter Finley’s”. I quarantadue minuti dell’album, così, scorrono in maniera spensierata, con quella leggerezza cui abbiamo già fatto cenno, con quella sensazione di clima estivo e di feste al caldo della West Coast di qualche decennio fa. La base del sound, con tenor guitar, basso e batteria è stata registrata in dimensione live allo studio di Craig Kahn a Topanga. In seguito gli altri strumenti sono stati sovraincisi nello studio casalingo di Todd Montgomery a Malibu. Non è facile delineare un giudizio definitivo. Nel complesso il disco è gradevole, eppure si ha l’impressione che manchi qualcosa. Sarà forse che non ci sono grandi sobbalzi e dinamiche, visto che l’andamento ritmico, pur portato avanti con precisione e abilità, appare un po’ monocorde. O forse emerge troppo quella voglia di divertissement con quei riff e quelle docili melodie alla ricerca costante di tranquillità, al punto che, mentre la musica va avanti, ci fa desiderare qualcosa di più impegnativo. I brani scorrono con piacevolezza, ci si ritrova a battere il temo con i piedi e a muovere la testa, ci si rilassa anche, immaginandosi di essere cullati dalle onde del mare… e diciamo allora che per un ascolto spensierato va bene così.



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Peppe Di Spirito

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