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MELANIE MAU / MARTIN SCHNELLA Invoke the ghosts autoprod. 2022 GER

Continua il sodalizio tra la cantante Melanie Mau e il chitarrista Martin Schnella. Dopo aver esordito con un disco di cover, questo è il secondo lavoro in cui la coppia presenta proprie composizioni. L’indirizzo è ancora verso un folk-prog-rock in cui la tradizione teutonica si alterna o si avvicina a soluzioni più legate alla musica celtica. In poco più di un’ora vengono raccolti undici brani più o meno articolati, spesso vibranti, a volte più intimistici e pacati. C’è una gran cura per gli arrangiamenti ed impressionano, in particolare, le esecuzioni di Schnella con la chitarra acustica. Ed è proprio acustico, per lo più, l’indirizzo dell’album, con la sei corde spesso accompagnata da percussioni varie, uillean pipes, flauti a fischietto, violoncello e violino. La presenza di un basso e, occasionalmente di chitarra elettrica e di Baritone guitars offre un po’ di dinamismo in più, anche a livello timbrico. Melanie e Martin si presentano con una vera e propria band (più alcuni ospiti), che si mostra affiatata e con i musicisti che interagiscono con abilità. Come accennavamo, la maggior parte delle composizioni, nonostante la base acustica presentano una forte energia e donano a “Invoke the ghosts” una forte compattezza. In questo contesto si inseriscono alla perfezione alcuni pezzi un po’ più complessi, come “Soulmate” dove il folk celtico è abbinato a caratteristiche più tipiche del progressive rock, grazie a interessanti intrecci strumentali e a diversi cambi ti tempo. L’ampia durata di alcune tracce (“Of witches and a pure heart”, “Das goldene Konigreich (The Virgin Queen)”), inoltre, permette ai musicisti di poter interagire e trovare combinazioni elettroacustiche molto intriganti. Raffinate e malinconiche, invece, le canzoni “Where’s my name” (anche questa con forti legami con il prog) e “Ein stummer schrei”. La conclusiva “Wholeheartedly”, invece, è un brano acapella per quattro voci. E proprio l’aspetto vocale è una delle caratteristiche più importanti dell’album, visto l’indirizzo stilistico e, oltre l’ottima prova della Mau, va rimarcata la qualità delle melodie e delle armonie (in qualche momento anche con riferimenti ai Gentle Giant).
Siamo di fronte ad una autoproduzione, ma di quelle fatte con estrema professionalità e riuscite in tutto per tutto, dall’aspetto musicale a quello grafico, grazie ad una bella copertina. Se vi piacciono le contaminazioni tra folk e prog, la proposta di Melanie e Martin è sicuramente da provare.



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Peppe Di Spirito

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