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ANIMA MUNDI Insomnia Progressive Promotion Records 2018 CUB

Il gruppo cubano, lungi dall’adagiarsi su una notorietà internazionale oramai acquisita, non cessa di stupirci. D’altra parte, oramai giunti al 6° album in studio, non sarebbe stato il caso di riproporre le soluzioni musicali oramai già esplorate del Prog sinfonico, pena l’inaridimento artistico. Con questo nuovo “Insomnia” la band isolana si presenta innanzi tutto sotto l’egida di una nuova label e con un nuovo vocalist, Aivis Prieto, che va a rimpiazzare, senza troppi rimpianti, Michel Bermudez.
Quel che più conta però è il nuovo album che in teoria rappresenta la seconda parte della trilogia iniziata con “I Me Myself” del 2016 ma che rispetto a questo non potrebbe essere più diverso. Abbiamo qui una musica che si discosta decisamente dalla passata produzione nonché da molti stereotipi del Prog in favore di un maggior utilizzo di loop elettronici, suoni ambient, che si concentra maggiormente sulle astrazioni, sulle trame sonore e sugli stati d’animo, piuttosto che su assoli strumentali e melodie sinfoniche.
Musiche sperimentali ed eteree… potenti ritmiche che si alternano a tracce caratterizzate da atmosfere ipnotiche e circolari, con la voce di Aivis che spesso racconta, più che cantare, i tumulti e le battaglie interiori che costituiscono il concept dell’album. L’impressione è strana e straniante, alienante direi, con un effetto volutamente inquietante e ricco di pathos dal primo all’ultimo minuto, in un viaggio musicale allucinante che spiazzerà sicuramente gli adepti del gruppo.
Una rottura netta col passato che ci trasporta direttamente all’interno dei disturbi e tormenti della psiche umana. La prima parte dell’album è un crescendo emotivo spalmato su 5 tracce che trova il suo culmine nella title track. L’avvio è affidato a “Citadel”, lunga e stranissima traccia che ci trasporta immediatamente nel mondo interiore dell’animo umano. Una traccia, suddivisa in tre parti, che inizia in maniera più o meno normale, quasi in continuità con l’album precedente (a parte le sonorità che ci fanno intuire che è cambiato qualcosa) ma che si trasforma nel corso della sua durata in qualcosa di strano ed assolutamente di rottura con quanto appena detto. Suoni quasi industriali ed angoscianti ci trasportano in spazi siderali e strani mondi, con una parte finale in cui la chitarra di Roberto Diaz si sbizzarrisce a creare nuove sonorità, assecondato dalla splendida sezione ritmica di Yaroski Corredera e Marco Alonso e dagli effetti creati da virginia Peraza, tastierista che volta dopo volta apprezziamo sempre di più.
Le tre tracce successive sono una cavalcata onirica, prevalentemente ambient e ricche di elettronica, che ci preparano appunto al climax drammatico di “Insomnia”, cupa e dalle ritmiche prudentemente jazzy, con un crescendo di pathos che esplode nel refrain.
Brevi momenti di pausa ci servono per raccogliere le idee: con l’onirica e quasi rumoristica “Electric Dreams” che cede il posto allo strano soft jazz di “The Wheel of Days” in cui la tromba (dell’ospite Julio Padrón) ed il sax sottolineano un cantato falsamente rassicurante. Si riparte a pieno ritmo con l’altro brano lungo dell’album, “New Tribes Totem”, ricco di effetti elettronici, bizzarro e magico, oscuro ma non privo di melodia, con ritmi quasi tribali ed una chitarra che a tratti torna a farsi sentire alla vecchia maniera. Un brano in crescendo che ci accompagna verso la chiusura dell’album, prima della quale arriva la traccia di chiusura, “Her Song”, che termina quest’avventura interiore in maniera serena e tranquillizzante, melodica e lirica, facendoci apprezzare proprio in chiusura quest’altra sfumatura della voce di Aivis (promosso, direi).
Un album strano, inquietante, molto particolare, decisamente coraggioso, frutto di un’ispirazione artistica genuina che giunge, attraverso un percorso musicale di tutto rispetto, a regalarci un’opera moderna che sicuramente non piacerà a tutti e che stilisticamente costituisce un vero azzardo, ma che mi sento di accogliere con piacere e di segnalare a tutti i potenziali ascoltatori come uno dei più interessanti album dell’anno.



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Alberto Nucci

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