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DAVID CROSS BAND Sign of the crow Noisy Records 2016 UK

David Cross, membro importante di una delle innumerevoli incarnazioni dei King Crimson, ha saputo costruirsi una carriera solista di tutto rispetto; “Sign of the crow” ne rappresenta l’ultimo tassello. La band che accompagna Cross (violino elettrico) è di tutto rispetto: Paul Clark alla chitarra, Jinian Wilde alla voce, Craig Blundell alla batteria, Mick Paul al basso e Alex Hall alle tastiere in tre brani. Nove sono i brani che compongono l’album, tra i quali due strumentali, “Raintwist” e “Water on the Flame” che rappresentano altrettanti highlights dell’album. Un album per nulla datato, anzi. Un sound molto compatto, decisamente heavy in più di una occasione con una sezione ritmica che “flirta” non di rado con il metal ma che non disdegna sottigliezze raffinate, una chitarra tagliente, tastiere enfatiche ed epiche ed il violino di Cross che funge da collante al tutto. Senza dimenticare un vocalist che cresce ad ogni nuovo ascolto. Non mancano belle e convincenti melodie come nell’iniziale “Starfall”. La title track è un maglio d’acciaio che si abbatte sull’ascoltatore: ritmi sostenutissimi, chitarra e tastiere ad alternarsi al comando ed il violino di Cross, a tratti, debordante. Dai connotati metal anche la successiva “Crowd surfing”. Non c’è spazio, per ora, per gli amarcord… Qualcosa muta con la splendida “The Pool”, una sorta di “Starless” o di “The Night Watch” (con le dovute e debite proporzioni, meglio chiarirlo subito…) dell’album con belle e malinconiche melodie ed un violino che fa piangere il cuore con la struggente bellezza delle sue note. Di alto livello, come dicevamo, “Raintwist”, dark e sperimentale e che strizza l’occhio all’eredità crimsoniana di “Red” o “ Lark’s Tongues in Aspic”. Non da meno “Water on the flame”, soffusa e malinconica con ancora il violino del leader ad esprimersi a grandi livelli. Finale ancora ottimo con la triste “Rain Rain”: l’inizio è decisamente soft ma ben presto prevalgono i toni più epici con sonorità più vicine alle prime tracce, anche se non mancano i momenti di quiete apparente. “Sign of the crow” ci consegna un Cross davvero in forma, supportato da un’ottima band che ben asseconda il leader. Detto delle liriche appannaggio di Richard Palmer-James (un altro aggancio “cremisi”), non ci resta che consigliare l’album a tutto il variegato universo “progressive”, perché ognuno potrà trovarci qualcosa di veramente gratificante. Non solo per “crimsoniani” di ferro insomma. Davvero bello e… inaspettato. Lo confessiamo senza timore.



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Valentino Butti

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