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La collaborazione tra Bernardo Lanzetti e Cristiano Roversi data ormai, sotto forme diverse, da alcuni anni e questo album uscito solo coi loro nomi ne è la quasi logica conseguenza, alla fine. Lanzetti, dopo i fasti degli anni ’70 (Acqua Fragile prima, e PFM poi), aveva vissuto anni di dimenticatoio, lontano dai grandi riflettori (ma anche dai riflettori più piccoli, come può essere quello del nostro piccolo mondo Prog), fino all’inizio delle collaborazioni con vari artisti ed entità Prog, Mangala Vallis su tutti. Roversi è stato invece dagli anni ’90 animatore e collaboratore di numerosi progetti (Prog e non solo), a partire dai Moongarden. “Quasi English” è una collezione di 8 tracce che vedono, oltre ai nostri due (Lanzetti alla voce e Roversi alle tastiere e basso), nell’arco dell’album, Jonathan Mover, batterista dal ricco curriculum, Simone Baldini Tosi (Midian e Moongarden) al violino, Fabio Serra (Røsenkreütz), Mirco Ravenoldi e Erik Montanari alle chitarre, Mattia Scolfaro alla batteria, Mirko Tagliasecchi e Michele smiraglio al basso. L’album inizia con due tracce brillanti quali la title-track e “Worn to a Shine”, entrambe fortemente legate al Prog anni ’70 (i tastieroni di Cristiano si fanno sentire!) ma che in parte ricordano i primi Marillion o Pendragon (Mover è presente proprio in questi due brani). Proprio la title-track, dai ritmi frenetici e il cantato quasi convulso di Bernardo rappresenta il primo ed il migliore biglietto da visita dell’album; se non probabilmente il brano migliore del lotto, sicuramente quello di maggior impatto. Sinceramente non sono mai stato un grande fan della voce di Lanzetti, sicuramente riconoscibile e particolare; in quest’album lui fa grande sfoggio delle sue particolarità vocali, dei suoi acuti enfatici (!!!), con tutto il bene… e il male che questo comporta. Talvolta infatti mi risulta un po’ eccessiva all’orecchio ma non si può negare la sua peculiarità. “Heartsick Clever” è un brano breve e rilassato che ci introduce alla parte centrale dell’album, meno luccicante ma con brani sicuramente interessanti. “Latitude Aloud” è un brano con un avvio quasi alla Gentle Giant, in cui le belle tastiere e il piano di Cristiano accompagnano Lanzetti in un girovagare di stili e situazioni che ne fanno una sorta di mini-suite. “Convenience” invece è una proprio una cover dei Gentle Giant (da “Civilian”) ben rielaborata ed ampliata il cui ritmo frenetico si adatta benissimo al cantato quasi spasmodico di Bernardo. In “Scorre l’acqua” si passa al cantato in italiano; il brano è molto bello ed il cantato si fa un po’ più rilassato, col Mellotron che fa da splendido tappeto ad un brano che a mia opinione rappresenta il picco dell’album. Purtroppo sul brano successivo, “Bel canto”, Lanzetti si fa tentare da velleità liriche, alternando inglese ed italiano, che non mi convincono proprio e che, anzi, sembrano sinceramente quasi grottesche, con delle scelte musicali che non aiutano ad innalzare il mio personale gradimento. L’album si chiude in maniera fortunatamente positiva con “Have no Standing”, il brano più lungo del lotto che musicalmente non lascia molto a desiderare, piuttosto lineare come incedere ma con begli arrangiamenti, il violino di Baldini Tosi che dà quel tocco in più e un lungo assolo di chitarra nel finale. L’album è sicuramente gradevole, nel suo complesso, pur coi limiti cui ho accennato; l’incontro e la stretta collaborazione di due personalità così forti non può che dare esiti positivi. Speriamo senz’altro che la cosa possa andare avanti in maniera più organica.
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