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Sempre caratterizzato dalla splendida e lirica voce di sofia Baccini, questo nuovo album dei Presence purtroppo non raggiunge le splendide vette del precedente "Black opera", ma d'altra parte non era certo facile. Il gruppo comunque si stabilizza sugli ottimi livelli raggiunti, disco dopo disco, consolidando il loro stile ormai riconoscibilissimo fatto di melodie oscure e malinconiche, eleganti e raffinate, quasi sognanti e, come detto, supportate dal cantato delizioso e ammaliante di Sofia. Se agli esordi il gruppo poteva anche essere semplicemente etichettato come dark, al momento attuale questa definizione avrebbe il sapore di una bestemmia: le atmosfere non sono certo solari e spensierate, ma si può parlare tranquillamente di grande Prog, di grande rock, ben suonato e professionalmente prodotto! Peccato magari che, per mettere in evidenza il cantato, la musica sia stata messa a volte un po' in sottofondo, rischiando di far passare inosservata o comunque in secondo piano il grande lavoro strumentistico, in special modo il contributo melodico della chitarra, che secondo me in alcuni brani è da standing ovation. I momenti in cui la musica scorre più lineare e meno frastagliata sono i miei preferiti, proprio perché essi consentono di apprezzare al meglio il lavoro strumentistico. Un gran bel disco, ad ogni modo: a tratti può risultare un po' pesante per la sua continua vena operistica, ma non si può discutere il valore dell'opera, nonché la piacevolezza dei suoni e delle atmosfere.
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