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PIENZA ETHNORKESTRA |
Indiens d'Europe |
Soleil Zeuhl/ 12Productions |
2006 |
FRA |
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Con un nome così mi veniva quasi quasi da pensare ad un gruppo folk della Val d'Orcia! In realtà il trio non ha nulla a che vedere con la ridente cittadina toscana, ignoro del tutto la scelta del nome, anche se i riferimenti alla musica etnica sono più che giustificati, quelli geografici sono decisamente fuorvianti, visto che si tratta di un gruppo d'oltralpe. Ancora più stupefacente è stato scoprire che i tre musicisti francesi sono delle conoscenze ben note agli amanti di certe sonorità, si tratta infatti di James Mac Gaw al basso (basso e non chitarra, non è un errore) proveniente da Magma e One Shot, Jeand' Heur alla batteria e percussioni, sempre proveniente dai One Shot, ed infine Thierry Bruneau (che ha già collaborato in duo con Jeand dedicandosi alla rielaborazione di temi folk della tradizione centro-europea) allo hurdy gurdy elettrico (strumento meglio conosciuto in Italia col nome di ghironda). Già dai nomi coinvolti e dalla strumentazione impiegata potete avere un'idea della bizzarria di questo progetto e forse l'etichetta Zeuhl-Folk coniata da qualcuno si rivela quanto mai azzeccata. Il progetto ha l'aria di essere un puro divertissement creato per dare sfogo alla creatività eccentrica di tre musicisti stravaganti e tecnicamente dotati. L'impatto è molto diretto e le sonorità sono pesanti e spesso distorte, dalla dinamica dirompente, grazie anche alla registrazione effettuata dal vivo nell'estate del 2005. E' ovvio che i tre non si pongono limiti né scrupoli nella loro furia creativa e nonostante la loro spietatezza di musicisti virtuosi e stravaganti, ne esce fuori un prodotto apprezzabile ed ascoltabile. La base ritmica è a dir poco tentacolare ma il suono e riempito soprattutto dal ronzante hurdy gurdy che è anche quello che ci regala le suggestioni di ispirazione folkloristica. Non riesco ad individuare temi folkloristici caratteristici di alcuni territori in particolare, anche se, in linea generale, tracce come "Ali Lennti" o la successiva "Smeceno Horo" potrebbero vagamente ricordare nella ripetitività delle linee melodiche, certi motivi celtici, oppure "Comme des Oiseaux", dai ritmi suadenti, potrebbe presentare qualche suggestione mediorientale e ancora qua e là emergono vaghi riferimenti balcanici. Si tratta comunque di somiglianze a volte mal definite in quello che si presenta come un guazzabuglio di sonorità etniche. Ovviamente c'è largo spazio per la libera interpretazione, per l'improvvisazione, per la tortura dei propri strumenti musicali e per divagazioni varie, ma è davvero un gran piacere ascoltare musicisti di grande personalità all'opera e la matrice folk che rappresenta il leit motiv di questa grandiosa jam session rende il tutto assai godibile.
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Jessica Attene
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