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PRESENCE Masters and following Black Widow Records 2016 ITA

I Presence sono stati tra i gruppi protagonisti di quel vivace panorama italiano di inizio anni ’90, ma il loro percorso discografico sembrava essersi interrotto, visto che dopo “Evil rose” del 2008 non si erano avute più notizie. A distanza di otto anni da quell’album il trio napoletano si rifa vivo e lo fa nel migliore dei modi, realizzando “Masters and following”, nuovo capitolo di un percorso iniziato oltre cinque lustri fa. La copertina, raffigurante un’inquietante dimora dall’aspetto spettrale, è già una bella presentazione. Ascoltando il disco si viene catapultati in quel sound che era diventato un marchio di fabbrica per i Presence. La band, infatti, anche in questa occasione si cimenta in una sorta di dark-prog che unisce una componente heavy a slanci sinfonici. Ci sono tredici brani e quasi settanta minuti di musica che hanno proprio queste caratteristiche e già la title-track iniziale fa intuire il percorso che vogliono seguire i nostri. Tinte fosche, il pianoforte e le orchestrazioni a fare da introduzione, poi chitarre e ritmi ruggenti e la squillante voce della Baccini diventano protagonisti assoluti, ma le ottime aperture classicheggianti condiscono il tutto spezzando leggermente le atmosfere cupe che pervadono la musica. La maggior parte delle composizioni segue proprio questo andamento, così è facile ritrovarsi di fronte a momenti particolarmente vigorosi e vicini al prog-metal, ad influenze risalenti agli anni ’70, Led Zeppelin in primis ed anche alla grande tradizione della melodia italiana. Alcuni pezzi risultano particolarmente brillanti e, anche se si avverte una certa omogeneità sia stilistica che qualitativa, ci preme segnalare “Now”, “Space ship ghost”, “Symmetry” e la lunga e conclusiva “The revealing”, che ci sembrano molto incisivi e rappresentativi. Discorso a parte per “Interlude” e “Prelude” che sono due brevi tasselli strumentali, dal sapore orchestrale, un po’ à la “Songs of the gulls” dei King Crimson, ma sempre ben vestite di scuro. Inoltre, come nel precedente cd, anche in questa occasione i Presence hanno pensato di registrare qualche cover e nuovamente la scelta è tutt’altro che banale. Quella più legata al prog è “The house on the hill”, brano che dà il titolo al disco più famoso degli Audience. La band ne dà una personale visione potentissima e dai connotati metal. E la violenza sonora si fa ancora più evidente con le note sparate a raffica e i ritmi indemoniati di “Freewheel burning” dei Judas Priest (sicuramente qui le somiglianze con l’originale sono maggiori). Infine, spazio a “This town ain’t big enough for the both of us” degli Sparks, che nel trattamento del gruppo pure viene irrobustita, ma non perde la sua stravaganza.
Non finisce qui, perché c’è anche un cd bonus, contenente materiale dal vivo ed una suite orchestrale con alcuni brani storici dei Presence. Il booklet non dà molte informazioni al riguardo, quindi non sappiamo dire dove e quando sono state effettuate queste registrazioni. Di sicuro si tratta di altro materiale estremamente interessante, anche se è un po’ penalizzato da una qualità audio non ottimale.
Insomma c’è voluto del tempo, ma il ritorno sulle scene dei Presence avviene nel migliore dei modi e con un bel prodotto. E’ un piacere ritrovare in gran forma e vogliosi di mantenere la propria identità Sophya Baccini (voce), Enrico Iglio (tastiere e percussioni) e Sergio Casamassima (chitarre), per l’occasione coadiuvati dal batterista Sergio Quagliarella e dal bassista Mino Berlano, La difficoltà di inquadrare precisamente la musica dei Presence, considerando le caratteristiche descritte, resta tutt’oggi ed è un’arma a doppio taglio. Nel prog spesso gli ascoltatori danno priorità al mellotron, alla delicatezza del flauto, alle atmosfere sognanti e ai cambi di tempo spettacolari. Nel prog-metal si cerca il virtuosismo ad effetto. Pochissimo di tutto questo si trova nelle proposte dei Presence. Ma provate ad ascoltare dieci album diversi di dieci band di rock sinfonico odierne. Il più delle volte risulta difficile distinguerle l’una dalle altre. Inserite “Masters and following” nel lettore e spingete play. Bastano pochi secondi ed i Presence sono immediatamente riconoscibili.



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Peppe Di Spirito

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