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SYLVAN Force of gravity Farmlands 2009 GER

Non si fanno 7 album in studio (compreso "Force of gravity") per puro caso. Questo è un dato di fatto.
Che poi della band tedesca si possa dire tutto e il contrario di tutto è altrettanto vero. Da una ipotetica “nuova“ via al prog (o al pop?) degli anni a venire, all’ennesimo gruppo clone di questa o quella band con poche idee da proporre.
Cerchiamo di non farci condizionare troppo ed andiamo ad ascoltare “Force of gravity”.
La title track che apre l’album è decisamente incoraggiante: una bella linea melodica, lo spazio importante lasciato al pianoforte ed una intensa interpretazione vocale di Marco Gluhmann. Prog? Rock? Pop? Forse tutto questo, ma ciò non toglie che sia una bella canzone.
Di tutt’altra natura invece “Follow me”: molto heavy, molto tirata, molto Portnoy-Petrucci (con i limiti e le differenze del caso). Pare la ballad, però, il momento dove il gruppo si muove meglio e più a proprio agio: ecco quindi “Isle of me” (molto piacevole il refrain) ed “Embedded” (indovinata pop song). Brani che potrebbero benissimo far parte del repertorio dei Coldplay (solo per fare un esempio), quasi a voler significare che il pubblico dei Sylvan potrebbe essere piuttosto ampio e dai gusti variegati.
Una sottile vena malinconica ben riprodotta dalle delicate note del piano e dalla bella voce di Gluhmann, la presenza di un quartetto d’archi, qualche riff incisivo sono il trade mark ed il fil-rouge che uniscono “Turn of the tide” e “From the silence”.
“Midnight sun” nella sua soffusa semplicità e complice lo splendido duetto fra le voci di Marco e dell’ospite Miriam Schell, ci porta lontano con la mente a vagare nel “mare di ghiaccio” le cui atmosfere sono state così ben riprodotte dal capolavoro omonimo del pittore romantico Caspar David Friedrich e a cui il brano è ispirato. Quasi una inquietudine interiore quella che viene sovente evocata dai Sylvan, a toccare quegli aspetti dell’animo che faticano a manifestarsi, ma che sono ben presenti nell’uomo e che la musica aiuta ad esplorare. Impresa non facile e che può risultare anche non scevra da qualche rischio che potremmo definire “ripetitività” e che ha nella lunga “Vapour trail” la sua zona d’ombra evidente.
Per concludere. Ci sono gruppi che “vorrebbero” ma non possono; altri che “potrebbero” ma non vogliono.
Indovinate un po’ in quale schiera collocare i Sylvan.


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Valentino Butti

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