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FLAMBOROUGH HEAD |
Tales of imperfection |
Cyclops |
2005 |
NL |
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Se il problema maggiore di buona parte delle bands legate al rock barocco e decadente dei Genesis è la quasi cronica mancanza di originalità di contenuti, un manierismo quasi ossessivo nel ripetere sempre i soliti schemi musicali, i Flamboroug Head fanno parte di quella schiera di gruppi che ignorano tranquillamente ogni pretesa di originalità, in sintonia con il catalogo Cyclops, limitandosi unicamente a proporre della buona musica... "Tales of Imperfection" è infatti un lavoro gradevole ed ispirato, un disco realizzato da un gruppo che ci ha già lasciato tre dischi di buona fattura ed un buon seguito di ammiratori. La qualità cristallina dei brani, la purezza ed il senso di freschezza, a dispetto di un genere musicale che, almeno in teoria, non è comunemente noto per le spinte innovative... questi sono i punti di forza di "Tales of Imperfection": se i Genesis del periodo circa '73-'74 sono un'ispirazione palese, oltre ai classici rimandi new prog a Marillion ed IQ, in "Tales of Imperfection" è presente una piacevolissima componente folk-rock che trova il suo apice nel pezzo strumentale "Higher Ground", che alterna in più cambi di tempo musica d'ispirazione celtica a ritmi rock piuttosto avvolgenti, e nella lunga e delicata ballata elettro acustica "Captive of Fate", cantata dalla voce vellutata e gentile d Margriet Boomsma; l'arioso e solare sinfonismo new-progressivo di "Silent Stranger", nel suo incedere pianistico, ricorda piuttosto da vicino i Renaissance, mentre "Maureen" è un altro buon esempio di rock sinfonico che rielabora, con discreta eleganza e senza nessun stravolgimento, i classici ingredienti estratti dal miglior catalogo dei Genesis...
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Giovanni Carta
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