|
Da diversi anni la Seventh Records, con la collana denominata “Akt”, propone documenti d’archivio della carriera dei Magma, consistenti principalmente in concerti d’epoca. “Bourges 1979” copre un periodo finora non molto trattato, quello successivo all’album “Attahk”. Erano tempi difficili per il progressive rock ed anche i Magma dovevano fare i conti con i cambiamenti del mondo musicale. Così, dopo “Udu Wudu”, gioiello zeuhl dal sound granitico, pubblicarono “Attahk”, un disco più “morbido” (per quanto possa essere morbida la loro proposta), meno potente dei lavori del passato, ma sempre contraddistinto da una classe immensa e da un’originalità fuori dal comune. Continua l’unione di rock, jazz coltraniano e musica classica moderna, ma vengono anche alleggerite certe asperità. Tale indirizzo è mostrato anche da questo doppio cd che immortala la band in un live registrato il 17 aprile 1979. Per l’occasione, la formazione è costituita da alcuni membri storici, integrati da innesti più recenti ed abbiamo Klaus Blasquiz, Maria Popkiewicz e Liza Deluxe al canto, Jean-Luc Chevalier alla chitarra e al basso, André Hervé al piano e alle tastiere, Michel Hervé al basso, Stella Vander al canto e al piano e sua maestà Christian Vander alla batteria e al canto. La scaletta è di tutto rispetto, aperta da “Retrovision”, magica composizione che già conosciamo per la sua presenza in altri dischi dal vivo, seguita da prelibate esecuzioni di brani tratti da “Attahk”. Lo zeuhl dei Magma è sempre lì: ritmi incessanti ed ossessivi (forse un po’ meno che in passato), canto in kobaiano, cori enfatici, inserimenti suggestivi di tastiere e chitarra elettrica. Alla fine del primo dischetto abbiamo il pezzo forte dell’album: “Korusz XXVI”, ovvero una di quelle improvvisazioni di Vander alla batteria spesso presenti nei live (ricordiamo anche che qualche anno fa è uscito un doppio cd intitolato “Korusz” pieno di questi assolo, presi da diverse epoche). Il suo drumming unico e fantasioso piazza un altro colpo da maestro e, accompagnato in apertura dal sax dell’ospite René “Stündhër” Garber, regala venti minuti di jazz d’avanguardia in piena libertà, con passaggi sorprendenti che a tratti sembrano puntare persino a soluzioni vicine ai raga orientali, specie quando si inserisce un canto “onomatopeico”. Il secondo cd, oltre alla recente “Nono” offre invece due classici degli anni d’oro: la sempre meravigliosa “Hhai” ed una versione accorciata (ventotto minuti e mezzo) di “Mekanik Destrukltiw Kommandoh”. La registrazione è soundboard, ma il suono, anche se non perfetto, è decisamente buono ed è un altro elemento positivo che darà soddisfazioni a tutti gli appassionati di zeuhl che incrementeranno la loro collezione con questo acquisto a cui non possono rinunciare.
|