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Si tratta del medesimo gruppo che ho ascoltato in concerto a Roma a settembre, prima dei sin troppo tellurici VIRTUAL DREAM (la nuova speed-fusion)? Mi pongo l'iniziale dilemma per la straordinaria difformità dei GALLANT FARM nell'approccio formale-stilistico-musicale tra il concetto live e studio. "Leverage" è una raccolta molto curata, che evidenzia una certa sapienza di arrangiamento, pur con alcuni orpelli e lungaggini di troppo e fornisce un'immagine piuttosto professionale, mentre dal vivo gli stessi brani sembrano implodere per mancanza di convinzione e presenza scenica, qualità indispensabili per presentare suoni sofisticati di questo tipo. Sono comunque sicuro che la band romana abbia solo bisogno di un'iniezione di fiducia per tirar fuori le indubbie capacità, altrimenti anche in studio non combinerebbe nulla, e la spinta della neonata Progland di Massimo Guarini (etichetta che ha allo studio altre interessanti proposte, vedi ARCADELT ed EZRA WINSTON) potrebbe indurla al salto di qualità definitivo. Otto composizioni che cercano di eludere il solito problema: far progressive senza cadere nella sterile rilettura di schemi ormai consunti, seppur gloriosi, e mantenere intatte le prerogative di questa corrente musicale, che rifuggono dalla banalità del pop da tre minuti, formato "Videomusic usa e getta". Ci riescono? La risposta non può che essere affermativa, perché tranne in alcuni momenti, specie quelli più rarefatti e intimisti, la raffinatezza delle proposte si sposa alla necessaria grinta, fondamentale per non eccedere in mollezze, come, purtroppo, capita di ascoltare spesso. Da sottolineare la coerente produzione artistica di Mauro Di Donato e Stefano Pontani (questi ha operato pure come tecnico in studio), tastierista e chitarrista degli EZRA WINSTON, che non soffoca la naturale predisposizione alla melodia dei G.F. e l'ottima prestazione vocale di Alex Brunori dei LEVIATHAN in "Been too wrong". Certo, i punti di riferimento ci sono e neanche troppo mascherati, però vengono digeriti con conscia lucidità e amalgamati alla personalità del gruppo.
Inutile stare a fare paragoni, perché si tratta sempre di un'operazione antipatica e soprattutto, inutile: "Leverage" non ha il suono muscolare di altre proposte (alcune volte troppo trendiste), la sua calligrafia è fine ed elegante, le storie raccontate sono ricche di emozioni da tutti i giorni, evitano le invocazioni al soprannaturale - pagano, cristiano o di altra natura - e si limitano ad esplorare l'universo dell'uomo comune... come voi e me... e non è poco.
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