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Il nuovo album dei Mostly Autumn si presenta un po' meno orientato sul versante folk in favore di un Prog melodico ed orecchiabile, ma anche energico a tratti, caratterizzato dal bel cantato di Heather Findlay, cui si affianca e si alterna il meno brillante Bryan Josh. Il gruppo inglese non disdegna comunque le proprie radici folk: col passare dei minuti e delle canzoni queste vengono fuori, prima timidamente e poi in modo prepotente, scatenandosi con lo strumentale "Helms deep" (eh eh... Tolkien è sempre una sicurezza per queste cose...), infarcito di cornamuse e ritmiche Highlands. Il resto dell'album, come detto, è fatto di un Prog che alterna momenti più intimistici ad altri più tirati, con qualche brano un po' più commerciale, con un incedere un po' floydiano e comunque una grande attenzione per le atmosfere calde e avvolgenti. In sostanza quest'album, che nel suo complesso non è male, anzi... alla fine l'ago della bilancia è sicuramente in zona positiva, ha riportato i Mostly Autumn nei ranghi delle Prg bands ordinarie, vanificando un po' le peculiarità che li aveva distinti in precedenza.
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