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Per quanto sia un convinto sostenitore del detto "l'abito non fa il monaco", quando ho visto le foto dei musicisti nella cover di questo lavoro ho subito pensato: "qui c'è bella roba fuori di testa". Niente di così inusuale e niente che non si sia già visto, in realtà: facce sorridenti, capelli più o meno incolti, pantaloni larghi a righe da hippie moderni, espressioni da simpaticoni molto rassicuranti e accessori di contorno, tra cui una chitarra sfasciata e qualche pupazzo di peluche. I due protagonisti sono Melanie Mau e Martin Schnella, che hanno all'attivo una partecipazione nel 2016 ad un album dei conterranei Frequency Drift e un precedente album a loro nome dal titolo "Gray matters". Accompagnati da un folto gruppo di collaboratori, i due hanno scritto tutte le canzoni del disco, per un'ora abbondante di musica che garantisce una corposa esperienza d'ascolto. Veniamo al dunque: di che si tratta? La risposta semplice è prog folk. Quella complessa non si discosta troppo dalla precedente, e volendo fare i pignoli potrebbe essere prog-folk-rock. L'ossatura delle composizioni è principalmente acustica, basata sulla voce di entrambi gli autori e le chitarre di Schnell. Ci sono poi flauti, cornamuse e percussioni varie, qualche parte di mandolino, di violoncello, violino e piano. Gran parte dei brani è costruita su questa strumentazione, che dà vita a strutture frizzanti o evocative, con parecchie armonizzazioni vocali, arpeggi e linee melodiche, a partire dall'iniziale "The spire and the old bridge" per proseguire con "Treasured memories", "The horseshoe", "My dear children" e lo strumentale "Melanie's theme". Le sorprese arrivano quando agli strumenti acustici si aggiungono un basso elettrico slappato ed una batteria e tutto si trasforma in un ritmato e piacevole folk-funk-pop ("Words become a song"), quando in "Close to the earth" un assolo di chitarra elettrica impreziosisce un brano in stile new prog, quando spuntano fuori dal nulla brani country-rock che parlano di leggendari cowboy fuorilegge ("Wild wild west") o altri che virano decisamente verso il rock ("The dwarfs king") e l'hard rock ("Die zwerge vom iberg", ovviamente cantato in tedesco, come anche la suggestiva "Erinnerungen"). Devo dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso da "The oblivion tales". L'ascolto trasmette un'atmosfera di positività e allegria, e anche i pezzi più pacati non sconfinano nella malinconia o nella tristezza. Decisamente a tono anche i testi, che spaziano tra felici utopie bucoliche, ricordi di notti passate attorno al fuoco, considerazioni sulla gioia di suonare e cantare, l'amore, i bambini (ok, questi sono un po' scontati) e qualche storia fantasy. Credo che l'album possa regalare parecchi ascolti piacevoli e rilassanti, complice l'azzeccato miscuglio di generi che costituiscono il mondo musicale di Melanie Mau e Martin Schnella, per cui lo consiglio almeno a chi è rimasto stuzzicato dalla descrizione. Aggiungo solo che la confezione del cd è molto curata, con testi, foto e disegni.
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