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Il rinnovamento della line-up dei Magma, con l’entrata in formazione di nuove coriste già per la registrazione di “Zess”, seguita poi da nuovi rimpasti per la successiva tournée, era il preludio non solo ad una trasposizione live dell’album citato, ma anche a dei cambiamenti stilistici verso un nuovo repertorio. Come al solito, la band francese ha iniziato ad eseguire nuove composizioni nei concerti degli ultimi anni, perfezionandole man mano e definendole meglio prima di fare tappa in studio di registrazione. Ed ecco che è il momento del nuovo disco, “Kartehl”. Scordatevi la cupezza di “Zess” e anche la maestosità e la potenza estrema dello zeuhl più classico. Qui siamo di fronte ad un ritorno in piena regola di quel Tamla zeuhl che la band proponeva tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo. Una musica fatta di ritmi vivaci, di soul, di funky. E incentrata più che mai sulle parti vocali, con le nuove cantanti che ben si affiancano alla consolidatissima presenza di Stella Vander, Isabelle Feuillebois, Hervé Aknin e dello stesso Christian Vander. Altra novità, proprio a proposito di Christian Vander: non è più unico compositore, visto che lascia spazio a tre brani scritti da altri componenti della band. Da qui il titolo, inteso come lavoro di gruppo, di unione di forze per questo nuovo progetto. Vander firma “Haken deis”, “Irena Balladina” e “Dehnde” e sono proprio i pezzi che più si orientano verso il Tamla zeuhl. Il primo e l’ultimo sono anche quelli che aprono e chiudono il disco e che risalgono al passato, tanto è vero che sono presentati anche come bonus tracks in versioni embrionali registrate nel 1978 con solo piano e voci (di Christian e di René Garber, alias Stundehr, vecchio collaboratore che non è più tra noi e al quale il leader era molto legato). Si tratta di momenti briosi, volendo ballabili, con suggestioni eredi di certe esperienze della Motown e della Stax e ancor di più di “Retrovision” e “You”, per chi ha dimestichezza con la storia dei Magma. Il tutto cantato in kobaiano (ad eccezione di “Irena Balladina”, che non ha un testo, va avanti tra vocalizzi e scat e, nota a margine, si apre con un riff molto simile a quello di “Kobaia”) e proposto da musicisti straordinari che sanno rendere anche questo nuovo corso all’altezza di una storia che è già mito. Sulla stessa scia di queste composizioni, anche “Do rin ili uss”, che è il contributo alla causa dato da Aknin. Un po’ diverso, invece, il discorso per “Walondehndem warrei” e “Wii Melehn tu”, che sono anche le tracce più lunghe del lotto, rispettivamente sette minuti e mezzo e quasi nove minuti. La prima, ad opera del tastierista Thierry Ellez, presenta un sound più legato allo zeuhl altisonante fatto di ritmi marziali, epicità e cori à la Orff. La seconda, dell’altro tastierista Simon Goubert, sembra invece più discendente dalla trilogia “Theusz Hamtaak”, anche se nella seconda metà riprende il mood principale presente in “Kartehl”. Quando si parla di Magma, di solito, il pensiero immediato va a “Mekanik destruktiw kommandoh”, a “Kohntarkosz”, alle loro spigolosità, a certi estremismi. Ma la realtà è che la musica dei Magma è molto altro ancora, ha attraversato diverse fasi ed una nuova, con il ritorno ed il rinnovamento di una già proposta in passato, ne sta vivendo ora. Sono mantenuti certi elementi distintivi che difficilmente vengono meno, a partire dalle ripetizioni di certi temi e di certe strofe e passando per i ritmi composti, per la cura maniacale degli arrangiamenti e per esecuzioni e armonie vocali sempre molto particolari, al punto che a volte a fianco della voce principale troviamo non uno, ma ben due cori. Certo, in “Kartehl” il cambiamento si avverte e se le parti cantate risultano in primissimo piano, un ascolto attento rivela anche un tessuto strumentale fatto di trame fittissime, in cui ogni strumento ha un ruolo fondamentale e tutti insieme contribuiscono a creare questa base sonora molto suggestiva. Il risultato è l’ennesimo grande album, da annoverare senza dubbio tra le migliori uscite del 2022. E la curiosità è che probabilmente è quello meno bello dei Magma del nuovo millennio. A dimostrazione di quante cose eccezionali abbia regalato negli ultimi venti e passa anni Vander con la sua creatura.
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