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Chi ha seguito ed apprezzato i Prowlers avrà accolto con enorme piacere la notizia che la band, a distanza di oltre un decennio dalla sua ultima uscita discografica, aveva deciso di tornare sulle scene, ponendosi come obiettivo la realizzazione di un nuovo album. Ed ecco che nel 2011 “Sogni in una goccia di cristallo” vede la luce, ancora pubblicato dalla Mellow Records e presentato con un’altra bella copertina “fatata” e dai colori delicati. La line-up del ritorno è composta da Laura Mombrini alla voce, Alfio Costa alle tastiere, Giovanni Vezzali alla batteria, Roberto Aiolfi al basso, Flavio Costa alle chitarre e vede la partecipazione di Stefano Piazzi alla chitarra elettrica in due brani. La musica non fa che confermare il discorso che i Prowlers avevano intrapreso con i loro precedenti tre dischi: la band si mostra ancora capace di creare melodie eleganti e di condirle con atmosfere incantate e progressioni strumentali da brividi, creando una straordinaria fusione di progressive rock di matrice sinfonica e di tinte psichedeliche non esagerate, non acide ed estremamente sognanti. Alfio Costa, dopo l’esperienza “futuristica” con i DAAL, ritorna alle sue origini, componendo e scrivendo i testi per cinquantatre minuti di grande musica, che rilanciano alla grande i Prowlers e che forse possono anche essere considerati la loro vetta artistica. Viene anche specificato che “Sogni in una goccia di cristallo” nasce da alcuni sogni di Laura Mombrini, trasformati poi in arte sonora dalla band. Otto i brani presenti nel cd (curiosamente numerati sul retro di copertina dal numero 0 al numero 7), tutti finemente strutturati, tutti molto belli, tutti a creare un tassello importante di un’opera splendida. Una menzione particolare la darei alla quarta traccia “Libera mente sola”, che forse racchiude nei suoi 13 minuti, un po’ tutto lo spirito della proposta musicale dei Prowlers: una perfetta miscela di progressive e psichedelia, in cui, dopo la parte iniziale melodica col dolce canto della Mombrini, si eleva una lunga parte strumentale dove tastiere e chitarra elettrica si lanciano in fughe solistiche favolose su ritmi compassati. Qualche accenno ai Genesis qua e là, come in “Il gioco di Giada”, dai tratti fiabeschi e bucolici, ad uno space-rock non esasperato e alla tradizione italiana del prog (Banco - Orme - Locanda delle Fate), rimodernata ed evidenziandone i toni romantici, sono altre caratteristiche che rendono i Prowlers così affascinanti. Anche l’aspetto timbrico è curato nei minimi particolari: le tastiere sanno essere “liquide”, vintage o futuristiche a seconda dei casi, le chitarre hanno un suono sempre ipnotico, le pulsazioni del basso e della batteria sono pienamente limpide. E poi c’è la voce della Mombrini, che sa essere soave, intonata e, soprattutto, personale (non gioca sulle note alte, ma risulta davvero particolarissima, efficace e seducente), completando alla perfezione un ingranaggio sonoro che si rivela nuovamente di enorme qualità. Penso che miglior ritorno per i Prowlers non poteva esserci e “Sogni in una goccia di cristallo” può essere visto tranquillamente come il perfetto proseguimento di quel gioiello che è stato “Sweet metamorfosi”.
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