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Ripresa a pieno regime l’attività musicale con “Sogni in una goccia di cristallo” nel 2011 e dopo un album dal vivo, ecco adesso la nuova prova in studio per i Prowlers con “Mondi nuovi”. La presentazione migliore del disco è fatta dallo stesso gruppo nelle note di copertina: “Mondi nuovi è un album di melodie, canzoni e sensazioni. E’ un album di amicizia e di condivisione. Di musica e di vita. E’ passato quasi un anno dalla prima nota scritta e oggi ecco qui i dieci brani pronti per voi. La nostra musica va oltre le etichette perché è figlia dei nostri sogni, delle nostre emozioni e dei nostri limiti”. In generale, possiamo dire che vengono confermate un po’ tutte le caratteristiche che ci hanno fatto apprezzare la band in passato. Ascoltiamo anche in questa occasione, quindi, un prog molto personale, con un romanticismo di base moderno, guidato dalle abili tastiere di Alfio Costa e pronto ad avvicinarsi a sentieri psichedelici, a raffinatezze folk, a sferzate più aggressive e con la particolarissima voce di Laura Mombrini ad impreziosire il tutto e a rendere più peculiare e riconoscibile, quasi come se si individuasse un marchio di fabbrica, la musica dei Prowlers. Eppure, stavolta si nota una maggiore spinta verso la semplicità ed il lato romantico della band. Emblematici in tal senso, pezzi come la title-track, “Vivo ancora”, “La danza di Madre Natura” e “Soldato stanco”, che si fanno apprezzare per la vena melodica in un minutaggio contenuto, con raffinate parti vocali e le tastiere pronte a lanciarsi in brevi, ma efficacissimi solos. Di grande effetto anche “Melaquadro”, bozzetto folk-prog dal sound semiacustico guidato da stravaganti arpeggi di chitarra. Tutti brani, comunque, presentano un’altissima qualità, a partire da “Guardando dentro te”, con il bellissimo connubio tra le delicate arie mediterranee e i ricami classicheggianti di un terzetto d’archi e del pianoforte, e passando per “Giovane falco”, in partenza robusta, poi pronta ad omaggiare il prog sinfonico italiano degli anni ’70, prima di tornare decisamente à la Prowlers, e “Ultima notte”, che mostra in pieno le capacità del gruppo di rendere originale la propria proposta, attraverso un’eccentrica miscela di prog, blues e hard rock. “Capriccio in A”, come il titolo lascia intuire, è la composizione più legata alla musica classica, un gioiellino strumentale di due minuti vivace e vagamente medievaleggiante, con saporiti intrecci, su ritmi spediti, tra tastiere e chitarra elettrica. L’unica cavalcata di ampia durata (oltre dieci minuti e mezzo) è la meravigliosa “Disordinaria”; è l’occasione per la band di lanciarsi in quelle lunghe digressioni strumentali e visionarie, dall’atmosfera stralunata e con maggiori legami con psichedelia, space-rock e richiami floydiani, che caratterizzavano alcune delle loro migliori composizioni della produzione passata. Parole di lode anche per l’artwork curato da Davide Guidoni, autore della splendida copertina dalle tonalità crepuscolari e apribile in tre parti. Lo abbiamo già accennato, i Prowlers, con la loro musica, hanno creato un vero e proprio marchio di fabbrica, che è una garanzia e che è ben apprezzabile anche in “Mondi nuovi”, lavoro che non tradisce minimamente le attese.
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