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Nuovo album per l’ultratrentennale gruppo polacco, prolifico e attivissimo e ancora in grado di riproporsi in questo nuovo millennio. Del trio storico rimangono in realtà solo gli inossidabili Skrzek e Anthimos; il batterista è infatti, da un po’ di tempo a questa parte, Paul Wertico, musicista jazz dal curriculum interminabile (fra i tanti artisti con cui ha collaborato ricordiamo Pat Metheny). Paul si inserì nella formazione degli SBB nel 2000, in concomitanza con l’abbandono del membro originale Jerzy Piotrowski. L’ultimo album in studio della band, “Nastroje”, risale al 2002 e proprio con questo album il presente lavoro si pone in continuità: prevalgono infatti canzoni dalla stesura abbastanza lineare, con l’inserimento di ritornelli e arie accessibili ad un pubblico allargato. Skrzek sembra ormai preferire il pianoforte ai sintetizzatori, di cui tanto amava circondarsi in passato, una graziosa eccezione è rappresentata dalla canzone dedicata a Robert Moog, “Duch Pokoleń”, realizzata interamente al MiniMoog. Il suo ruolo di tastierista si è fortemente ridimensionato e tutta l’attenzione è stata spostata sulle parti vocali: niente assoli, abbiamo per lo più sonorità vellutate che forniscono un raffinato sottofondo. Gli SBB del nuovo millennio non fanno comunque canzoncine pop e dimostrano tutto sommato di reggere bene al processo di invecchiamento che invece ha distrutto il mito di molti altri storici coetanei. Accanto a ballate raffinate ma melense, come “Music Is My Life”, abbiamo dei pezzi di atmosfera ariosi e di classe, come la graziosa “Stary Człowiek W Milczącym Ogrodzie” le cui parti vocali sembrano basarsi su motivi tradizionali. In altre occasioni prevale un certo feeling soft jazz, come nella title track, morbida e dilatata. In “When Was The Last Time?”, un brano etereo e soffuso, riecheggiano in qualche modo le tracce dei vecchi SBB, con un ritorno a suoni tastieristici più classici per il gruppo. Nel contesto di questo lotto di canzoni quasi impalpabili viene inserita una traccia di ben 15 minuti, in cui il gruppo mostra la sua attitudine live, con sequenze nettamente più tirate e un’interazione decisamente più vivace da parte dei musicisti. Gli ultimi due pezzi si staccano totalmente dal contesto generale dell’album (si tratta comunque di tracce brevi): “PAJO” è giocato interamente sul duetto fra armonica a bocca e batteria mentre “Rock For Mack” è un classicissimo pezzo rock’n’roll. Da sottolineare infine che il brano di apertura “Golden Harp” è stato già pubblicato nel 2001 nell’omonimo EP. Il gruppo di Skrzek non verrà sicuramente ricordato dai posteri per questo album, ma i fan di vecchia data del gruppo non ne rimarranno del tutto delusi, anche se si dovranno un po’ accontentare…
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