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NECROMONKEY Show me where it hertz Roth Händle Recordings 2015 SVE

Terzo capitolo piuttosto interessante questo dei Necromonkey, ”Show Me Where It Hertz”, disco che rappresenta una nuova fase per il progetto formato dal duo Mattias Olsson e David Lundberg, noi li conosciamo bene per la loro militanza con Änglagård e Gösta Berlings Saga; è piuttosto curioso e divertente ascoltare questa nuova entità musicale se paragonata ai passati lavori di Lundberg, così vicini al progressive/folk rock svedese tra Samla Mammas Manna, Kebnekajse e l’avant rock dei Miriodor… Ora con i Necromonkey, insieme al batterista degli Änglagård, Mattias Olsson, la musica cambia decisamente direzione sonora verso uno stile molto più minimale, diretto e disciplinato, un tipo di musica che potrebbe forse far inorridire qualche purista, in quanto si tratta di una sorta di electro-synth-prog rock che prende a piene mani dalle sonorità ed atmosfere elettroniche e new wave della prima metà degli anni ottanta… Non che ci sia qualcosa di dancereccio, sia chiaro, il Necromonkey di questo disco è piuttosto austero e tutt’altro che amichevole… Tendenze sperimentali e di crossover sonoro che si erano già ampiamente evidenziate nei primi due brillanti album, in particolare il più recente “A Glimpse of Possible Endings” del 2014, però in questo nuovo cd private della componente più camerista e, se vogliamo, più tradizionale: abbandonata la batteria, il basso elettrico ed il Fender Rhodes, il nuovo sound dei Necromonkey è completamente costituito da synths, specialmente analogici e modulari, e drum machines… Non mancano gli amati Mellotron e Mini-Moog, come neanche mancano i più curiosi Vako Orchestron e Chamberlin, la prima una tastiera concepite all’epoca (1975 circa) come alternativa più tecnologica al mellotron mentre il più antico Chamberlin ne era stato un vero e proprio precursore, però l’attitudine dei Necromonkey si distacca dalla nostalgia vintage degli anni settanta e si concentra sull’evocazione di atmosfere glaciali ed inumane dell’era cyberpunk. Questo sensibile cambio di rotta è stato determinato in particolare da un’esibizione che si è tenuta il 30 gennaio del 2015 al Fylkingen di Stoccolma in cui Olsson e Lundberg, insieme a Kristian Holmgren, hanno avuto la possibilità di interpretare il proprio repertorio in una chiave più elettronica: entusiasti del risultato è nata poi la volontà di riprodurre in studio quelle atmosfere così vicine alle sonorità kraut/elettroniche dei Tangerine Dream post “Exit” e dei Kraftwerk robotici di “Die Mensch-Maschine” ma anche del primi Human League, John Foxx ed Ultravox, fino ad arrivare alle suggestioni da soundtrack stile John Carpenter ed agli scenari futuristici di Ian Boddy… Il tutto ovviamente filtrato una sensibilità prog che mantiene comunque una propria anima nordica ed ombrosa, retaggio delle precedenti esperienze dei Necromonkey. La durata del cd è quella ragionevole di un vecchio album, circa quarantacinque minuti, quindi l’ascolto viene diluito nella giusta misura per non rendere l’ascolto pesante od eccessivamente opprimente, le sei composizioni di “Show Me Where It Hertz” sono del tutto strumentali e registrate egregiamente nell’arco di una settimana durante il febbraio 2015; in particolare ho rintracciato i momenti migliori di questo cd nella lunga e maestosa “The Rage Within The Clouds”, brano in crescendo stratificato su diversi livelli melodici e ciclici, nell’intensità psicotica e dissonante di “Like Fun You Are”e nella conclusiva “The Current Beneath The Squarewave”, composizione dall’incedere drammatico contaminata da suggestioni gotiche hi-tech da terzo millennio. Per i Necromonkey quindi direi che l’esperimento è ancora riuscito, chi ha già apprezzato i loro precedenti lavori potrà trovare ancora svariati motivi di soddisfazione nell’ascolto di “Show Me Where It Hertz”, seppure con un linguaggio musicale trasfigurato nel tempo…



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Giovanni Carta

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