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Per parlare del nuovo atteso album dei Magma, comincerei col puntualizzare alcune cose già risapute, ma che si fanno ancora più chiare con il DVD allegato a questa produzione. Denominato “Phases”, il documento visivo ci mostra 56 minuti di vita in studio dei musicisti, alle prese con prove e fasi di registrazione. Se qualcuno aveva dei dubbi sul perfezionismo di Christian Vander adesso potrà togliersi qualsiasi incertezza. Vander in cabina di regia indirizza i musicisti sui particolari più minuziosi, siano essi esecutivi oppure timbrici. E risulta evidente che per poter militare nei Magma bisogna avere una preparazione tecnica fuori dall’ordinario ed anche la capacità di entrare in sintonia con il deus ex machina del gruppo. Questa scrupolosità nel curare ogni dettaglio fa sì che gli album realizzati risultino studiati in ogni aspetto, dalla fase di composizione a quella di produzione finale, ma c’è anche il rovescio della medaglia per cui si rischia di aspettare fin troppo prima di poter ascoltare un’opera completa (e viene da chiedersi quanto ancora ci sarà da attendere per le versioni definitive di “Zess” o della nuova perla “Felicité Thosz” che stanno eseguendo nelle ultime esibizioni live). Con il nuovo lavoro viene portata a termine una seconda trilogia (dopo quella denominata “Theusz Hamtaak”) iniziata già negli anni ’70, ma che aveva fruttato in quel periodo solo “Kohntarkosz” come disco in studio. E’ stato poi necessario arrivare al nuovo secolo per completarla, con l’uscita di “K.A” nel 2004 e adesso di “Ëmëhntëtt-Ré”. I più attenti seguaci della band conosceranno sufficientemente bene le prime due parti del nuovo disco (suddiviso in sei tracce, le prime quattro delle quali sono eponime), che totalizzano quasi mezz’ora e che sono state proposte in diverse fasi della carriera. Dapprima dal vivo, come testimoniano il mitico “Live” del 1975 e diversi bootleg, e poi anche con alcuni dischi in studio quali “Attahk” e “Udu Wudu”. Infatti possiamo ascoltare la sequenza, con i brani già noti come “Ëmëhntëtt-Ré 1”, “Rindö”, “Ëmëhntëtt-Ré 2”, “Hhai” e “Zombies”, presente anche sull’ultimo DVD della serie “Myhtes et legendes”. Per chi non la conoscesse diciamo che l’inizio è dettato da cori misteriosi, su colpi secchi di batteria ed un sound che va in crescendo. Le parti ritmiche rivestono sempre un ruolo fondamentale e in partenza tendono a creare un’atmosfera particolare e fascinosa, un po’ come accadeva all’inizio di “Kohntarkosz”. Poi l’esplosione intorno ai due minuti e mezzo della seconda traccia, con l’attacco di quella meraviglia che già conoscevamo come “Hhai”, qui finalmente nella sua versione definitiva, che non fa perdere quel pathos che l’ha sempre contraddistinta. Lo zeuhl della band si fa in questi frangenti più solare rispetto agli standard a cui i Magma hanno abituato. Rimane una maestosità evidente in oltre dieci minuti di musica favolosa; Vander è protagonista inizialmente con il cantato (mantenendo il linguaggio kobaiano) e poi con sfoghi batteristici di straordinaria bellezza, mentre gli altri strumenti si intrecciano splendidamente e creano un sound corposo e vibrante, in cui sono presenti anche quelle armonie vocali fondamentali nell’economia della proposta della band. Infine, con l’approssimarsi dei quindici minuti della seconda traccia in analisi, ecco “Zombies”: il sound si fa più ossessivo, il basso sale di volume, l’intensità ritmica cresce e si avverte maggiormente una potenza memore degli episodi “magmatici” in cui Jannick Top affiancava Vander. Con i tredici minuti di “Ëmëhntëtt-Ré III” iniziamo ad ascoltare i momenti davvero inediti dell’album che sulle prime prosegue con questa robustezza sonora figlia di “Udu Wudu”, con temi e frasi reiterati, come il buon zeuhl insegna. Poi c’è “Ëmëhntëtt-Ré IV”, i cui quattro minuti riportano su quelle atmosfere più soffuse e ambigue di “Kohntarkosz” e prelude il finale composto da “Funëhrarïum kahnt”, che, come il titolo stesso lascia facilmente intuire, dà l’idea di una vera e propria marcia funebre, lenta, scandita da colpi di batteria, gong e cori tormentati e lugubri, e da “Sêhë”, poco meno di mezzo minuto recitato e drammatico. La domanda che potrebbe sorgere spontanea a questo punto è: “Ma il nuovo materiale è all’altezza di quello che già era stato proposto?”, la risposta può apparire alquanto scontata ed altrettanto spontanea, ma non può essere che un inevitabile “Assolutamente sì!”. “Ëmëhntëtt-Ré “ è un’altra opera di valore, che non ha risentito dei cambiamenti in formazione che la band ha subito in corso di realizzazione. Dopo tanti anni di “resistenza”, infatti, si segnala la defezione del tastierista Manu Borghi, nonché dei cantanti Antoine e Himiko Paganotti (tutti e tre comunque presenti nelle prime parti dell’album), che insieme al leader, a Stella Vander e Isabelle Feuillebois al canto, a James Mac Gaw alla chitarra e a Philippe Bussonet al basso avevano formato una delle line-up più interessanti di sempre. Ovviamente i musicisti che li hanno sostituiti suonando le parti finali e che rispondono ai nomi di Bruno Ruder (piano elettrico), Benoit Alziary (vibrafono) e Hervé Aknin (voce) sono dei fuoriclasse e lo dimostrano immediatamente. Vorrei segnalare in particolare come l’entrata in formazione di Alziary abbia apportato nuovi elementi timbrici, con un vibrafono che dona ulteriore colore al sound della band. I Magma realizzano un altro album perfetto, che, anche se probabilmente non raggiunge i vertici toccati con “K.A”, è una nuova pietra miliare dell’universo zeuhl e va a rivestire un ruolo di primo piano nella discografia di una grande band che non finisce di stupire.
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